“Un sussurro nel buio” di Louisa May Alcott

6 Mar 2022 | Classici

Oggi parliamo di “Un sussurro nel buio” di Louisa May Alcott, un libro bellissimo e particolarissimo, che ho letto con immenso piacere.

La trama

Il libro racconta la storia di Sybil, una giovane ereditiera orfana. Sybil ha come tutore suo zio: l’uomo ha il compito di gestire i beni della ragazza finché lei arrivi alla maggiore età e si sposi. Ma a legare i protagonisti c’è ancora di più: un vecchio accordo. Per Sybil, sin dalla tenerissima età, è stato combinato un matrimonio con il cugino, Guy. Inizialmente la giovane è curiosa e ben disposta a rispettare l’accordo, ma il suo arrivo nella nuova residenza, cambia le cose. Sybil è giovane, ingenua, e all’apparenza civettuola. Le piace esercitare il suo fascino e studiare le reazioni nel cugino. Così, quando scopre che Guy considera la loro unione un’imposizione, per orgoglio ferito, rifiuta le nozze pianificate. Presa dal fascino ambiguo dello zio, sembra accettarne inizialmente la corte, ma riconoscendo nella proposta di matrimonio dell’uomo il tentativo di appropriarsi della sua eredità, infine lo respinge. L’uomo vede sfuggirgli il patrimonio di Sybil,  ed elabora un diabolico progetto: spera di impadronirsi dei beni della nipote grazie a una clausola nelle ultime volontà del padre della ragazza. Con la connivenza di un medico senza scrupoli, fa rinchiudere Sybil in una madhouse. Ma la ragazza non è pazza, e una serie di colpi di scena darà una nuova svolta agli eventi.

La mia opinione

Vorrei cominciare con il dire che questa lettura vi stupirà sicuramente. Tutti noi conosciamo l’autrice, Louisa May Alcott, per  il suo più grande capolavoro, “Piccole donne”. Eppure non tutti sanno che il celeberrimo romanzo, fu un’opera su commissione, richiesta all’autrice da un editore di Boston nel 1867; un “romanzo per signorine” che l’autrice dubitava di poter e saper scrivere. Non credeva che il tipo di libro richiesto potesse essere nelle sue corde. Ma perché? Perché Louisa May Alcott è stata una donna, oltre che una scrittrice, eccezionale, decisamente fuori dagli schemi. Fu attivista per i diritti delle donne, apertamente ostile alla schiavitù, e infermiera di campo durante la guerra.

Solo partendo da queste considerazioni, è possibile comprendere veramente questa opera, il suo coraggio,  e la sensibilità profonda della sua autrice.  Il racconto, infatti, riferisce della condizione di quelle donne, che, nell’Ottocento,  rifiutassero quanto veniva loro imposto, o cercassero di affermare la loro indipendenza. Creature classificate come “pazze” e per questo rinchiuse. 

Ma consideriamo il libro più nel dettaglio.

In questo romanzo breve funziona tutto alla perfezione.

I personaggi. Tre sono i protagonisti della vicenda: Sybil, suo  cugino Guy, e lo zio della ragazza. Sybil è vivace, curiosa e spensierata, una fanciulla -appena diciassettenne- desiderosa di fare le proprie scelte; Guy è un giovane uomo, che disapprova i modi del padre, ma non è in grado di opporsi apertamente al genitore. 

Lo zio di Sybil è un uomo maturo, affascinante, ma ambiguo, un macchinatore che per avidità costruisce una trappola insidiosa intorno alla ragazza. Le tre figure compongono un quadro sociale molto particolare, in cui la donna è sacrificabile per fare gli interessi degli uomini.

L’ambientazione. I luoghi del libro riflettono e amplificano lo sviluppo delle situazioni  e delle emozioni. Sybil sboccia in una meravigliosa residenza. Una grande casa, bei giardini, e la verde brughiera accompagnano Sybil nella presa di coscienza della sua condizione. Tutto sembra perfetto e un radioso futuro sembra attendere la ragazza. Ma le insidie sono dietro l’angolo. E vittima  di una trama spregevole, Sybil si ritrova in una madhouse -una specie di piccolo manicomio familiare-, un luogo inquietante e sinistro. L’aria mefitica della campagna tutto intorno, tutt’altro che salubre; i passi che risuonano nell’oscurità; i sussurri e i mormorii che riempiono gli spazi bui della madhouse…tutto ciò, combinato alla solitudine e alla prigionia, rende l’esperienza di Sybil surreale e destabilizzante. 

Lo stile.  Louisa May Alcott ha una prosa straordinaria. L’autrice è capace di tratteggiare con poche e semplici pennellate il ritratto di personaggi complessi; di far rivivere il disagio e l’orrore della privazione della libertà. Lo fa con estrema lucidità, senza mai toccare toni patetici. Anzi l’autrice regala alla storia il giusto epilogo.  La conclusione che ha scelto per il suo racconto riflette la sua tempra: quella di un’autrice che ha vissuto una vita dinamica, attiva nella ricerca della giustizia sociale.  Louisa May Alcott rievoca l’ “Age of the asylum” regalando però al lettore uno spiraglio di luce nel buio, la speranza del cambiamento, l’invito a reagire alla violenza.

Perché leggere questo libro. 

Conoscerete un lato diverso di una delle più talentuose scrittrici di sempre: la sua capacità di muoversi in una dimensione nel mezzo fra il gotico, il sensazionale e il thriller.

Attraverso questa meravigliosa traduzione, rivivrete le vicende di una protagonista gelosa della sua  indipendenza, e con essa la  storia di tante altre donne, fantasiose, libere, che la società contemporanea non ha saputo capire, e che per questo hanno patito la costrizione, l’intrappolamento, la prigionia. 

E tutto questo grazie allo sguardo lucido di un’autrice straordinaria, che ha vissuto la sua epoca con la determinazione e la sensibilità di un’ attivista per i diritti delle donne.

Ringrazio di cuore la CE per la copia in omaggio

Post by Sara P.

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