Lotta all’ultimo film
La televisione è diventata a casa mia una sorta di ambito trofeo. Tutte le volte che mi siedo sul divano o su una sedia della cucina in prossimità della tv inizia uno scontro all’ultimo sangue per il telecomando. Noi siamo in quattro e nonostante a casa gli apparecchi televisivi e vari dispositivi mobili abbondino la preda più ambita è sempre il televisore che ho scelto io. Ma procediamo con ordine: come vanno normalmente le cose? Quando tutti sembrano distratti da altro io furtiva mi avvicino al televisore piccolo della cucina. È quello più insulso con una risoluzione da brivido ed una nitidezza dell’immagine simile alla visibilità in una fitta coltre di nebbia. Ma in cucina non darò nell’occhio ,penso, e mi illudo che potrò avere 10/15 minuti di pace. Così accendo la tv. Tengo il volume talmente basso che ho imparato a leggere il labiale. Strizzo gli occhi per concentrarmi sulle sequenze e non muovo niente. Se sposto la sedia per metterci su le gambe lo faccio con la stessa discrezione di un ladro intento in una rapina, mi muovo silenziosa e con circospezione. Ma poi come tutti gli esseri umani emetto dei versi: innanzi tutto respiro, poi, se mi capita di vedere qualcosa di divertente rido pure. Ed allora si scatena la battaglia. Normalmente, quando non sono al lavoro io passo le mie ore a casa a correre dietro ai ragazzini che non vogliono fare i compiti, mangiare o mettere a posto i giocattoli. Io strillo strepito, ma loro niente. Sono ormai assuefatti alle mie urla più o meno come chi abita vicino ad una ferrovia è abituato al rumore del treno. Quindi io giro per casa intenta in drammatici soliloqui e monologhi esistenziali al limite del turpiloquio. Però se sto zitta cambia tutto. Se non mi sentono impartire istruzioni e sfaccendare battendo pentole e coperchi, si insospettiscono. Cioè come certe fiere selvagge fiutano la debolezza. La mia consiste nella spasmodica ricerca di 5 minuti di pace e si combina alla forte paura di essere scoperta. Per guadagnarmi la mia oasi di pace io me ne sto semplicemente zitta in un cantuccio a vedere un film, ma loro attraverso il silenzio insolito comprendono che c’è aria di cambiamento. Così mia figlia più piccola apre i giochi: ”Mamma? Dove sei?”
Qualche volta ho provato pure ad usare lo strofinaccio della cucina come mantello dell’invisibilità, ma pare che non funzioni. Lei mi stana e anche se non rispondo prosegue: “che fai?”.
Io devo far finta che sia una cosa deprimente quella che sto facendo altrimenti mi darà il tormento. Incapace di mentire invento solitamente delle storie poco credibili. Tipo “sto cucendo” ma non ho niente in mano, oppure “preparo la cena”, ma in giro non c’è nulla. Lei ha un lampo negli occhi. Mi guarda e fa: “stai vedendo la televisione?”
Il terrore nei miei occhi lascia trapelare la verità: sì, stavo provando a vedere un film e la pagherò cara. Lei mi si avvinghia attorno come l’edera e comincia l’interrogatorio. Noi donne abbiamo una straordinaria curiosità intellettuale che sviluppiamo precocemente , e che manifestiamo ,non appena maturiamo una discreta esperienza con il linguaggio , con le domande. Tanti quesiti, ma tanti, tantissimi, proprio tanti……..così tanti da far sanguinare le orecchie. Domande che si susseguono incalzandomi più o meno così:
“che vedi?”
“Che storia è?”
“E’ morto qualcuno?”
“Lei come si chiama?”
“Ti piace il film?”
Mia figlia va avanti proprio così, come un treno, finchè io perdo il filo del film e cado in una confusione quasi esistenziale. Quando ormai ho il vuoto negli occhi e sono rincoglionita dalle domande mi fa “ ma posso vedere i cartoni animati?”
“Va bene” le dico, tanto ormai…
Ed è allora che scopro che al peggio non c’è mai fine. Mia figlia vede rigorosamente cartoni animati in cui i protagonisti o non parlano , ma emettono suoni che trapanano il cervello, o cantano. Cantano come usignoli, come felici tortorelle. Io in quei momenti penso che se fosse la stagione della caccia metterei fine volentieri a quel melodioso canto, ma lei è rapita da acuti e virtuosismi canori. Mi arrendo, la tranquillità prima di tutto. Ma poi arriva il maschio.
“Vediamo qualcosa insieme?” chiede dolcissimo
Dai toni iniziali la cosa potrebbe immaginarsi come uno dei quei felici momenti di serenità familiare, tipo spot televisivo. Ma il “qualcosa” che mette d’accordo tutti è un po’ come il santo Graal. Girano e girano i canali finchè io che prima ero solo rincoglionita dalle domande e dai virtuosi canti comincio a vedere in serie dei flash che mi stordiscono e sto con l’occhio della carpa fuori dall’acqua a boccheggiare. Quando finalmente arriva mio marito, lui che è più fresco tenta un approccio più serio, educativo. Finalmente i due pargoli hanno trovato un programma che li mette d’accordo , ma a detta del mio adorato coniuge il programma non è adeguato ai bambini: dicono troppe parolacce o i contenuti sono discutibili. Bisogna cambiare. Così riparte il carrozzone ed iniziano a litigare in tre.
Io a quel punto perdo perfino la memoria di che avevo iniziato a vedere, fisso il frigorifero e penso che ormai ogni speranza sia perduta.
Poi però ho l’ intuizione: mentre loro disquisiscono amabilmente sui pro e contro del palinsesto, attacco la cuffia e vedo altri 5 minuti di film. Perchè cari miei l’importante è non desistere e come disse qualcuno “quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”.
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