Oggi parliamo di “Supernova” di Roberta Alonzi – che ringrazio infinitamente per la copia- edito da Eretica.
La Trama.
Il libro racconta la storia di Vittorio e sua moglie Elsa, il loro amore, la crescita della loro famiglia, fino a Nives, la loro giovane nipote. Dopo la morte di Vittorio è proprio Nives a patire di più la perdita. La scomparsa dell’uomo che ha contribuito a costruire il suo mondo di bambina è infatti per lei una prova difficile da superare. La sofferenza, la paura di dimenticare, la spingono a riattraversare il passato, a ripercorrere la storia della vita di suo nonno. E allora i ricordi, di tre donne, voce di tre generazioni diverse, le faranno da guida, nel ridisegnare i contorni di una vita intera. E la forza e il coraggio delle parole strapperanno gli affetti più cari all’oblio, fissandoli come stelle luminose nel cielo della memoria.
La mia opinione
Comincio col dire che questo libro mi è piaciuto molto, perché è soprattutto una storia di donne, di come nel tempo il rapporto con gli uomini sia cambiato, di come le opportunità siano mutate.
Ma procediamo con ordine.
L’ambientazione. La storia ha inizio a Lanciano, cittadina abruzzese, nella primavera del 1954.
È infatti durante il suo soggiorno dalla zia, che Elsa conosce Vittorio. Si tratta di un breve periodo che la giovane trascorre lontano da casa sua per migliorare la sua salute. La descrizione della città e delle atmosfere è deliziosa, come appare agli occhi di una diciassettenne che non ha mai abbandonato prima il suo paese.
“Così si guardava intorno come se fosse la prima volta: la piazza, il comune, le piccole case con i balconi fioriti, la cinta muraria chiusa dalle torri, quelle che una volta ospitavano un carcere. Il vento, che trascinava con sé piccoli fiori rosa, le scompigliava i capelli e la gonna.”
Successivamente l’ambientazione cambia, a seguire gli spostamenti e le esperienze dei personaggi. C’è anche Sora con “quel suo essere campagna e città insieme, con le montagne tutt’intorno che sembravano abbracciare le case, il Lungoliri dalle cui sponde potevi sentire le donne cantare mentre lavavano i panni.”
I personaggi. I ritratti di Vittorio ed Elsa sono quelli che forse ho amato di più. Li ho trovati profondi, completi. Sono figure piene di sfumature, che hanno un vissuto complicato, e che crescono durante il racconto. È il mutare del loro stesso rapporto che li rende sempre diversi, e sono le fasi della vita che attraversano, che li spingono a sempre nuove prove.
Così Elsa, da giovane inesperta e innamorata della vita diventa una donna che fa fatica a trovare tempo per se stessa e che “sfornava risentimento e biscotti “.
Vittorio da giovane timido e perdutamente innamorato, diviene un uomo che fa difficoltà a sostenere le responsabilità della famiglia, e si chiude sempre più in se stesso. Vive un rapporto irrisolto con il padre, che non lo capisce, e finisce con l’emularne i comportamenti.
E poi c’è Nives, con il suo dolore autentico, il disorientamento, la difficoltà a ritrovare l’equilibrio.
Lo stile. Ho trovato la scrittura molto curata. Il salto temporale fra il presente di Nives, giovane donna, e il passato di Elsa e Vittorio, accompagna il lettore alla scoperta di un mondo che cambia. Ma l’autrice guida il lettore nel cambiamento in modo sempre molto garbato e piacevole. Nel testo, la parte narrativa prevale sui dialoghi, ma ciò permette il giusto approfondimento della psicologia dei personaggi.
Perché leggere questo libro.
È una storia di persone comuni, raccontata con autentico trasporto.
Ed è facile perciò riconoscersi nei personaggi, o ritrovare i propri ricordi nei loro.
Se vi piacciono i racconti di vita, semplici ma che toccano il cuore, e credete che la memoria sia il più prezioso dei tesori, questa lettura non vi deluderà.
Post by Sara P.