Voglio iniziare il weekend, parlandovi di questo libro, che ho semplicemente adorato, e mi ha incantato: “Su e giù per le scale” di Monica Dickens” edito da Elliot.
La trama
Ma perché possiate comprendere appieno la meraviglia di questo libro, inizierò dicendovi due parole sull’autrice.
La ragione di ciò sta nel fatto che la trama di suo è piuttosto semplice, e potrebbe sembrare poco interessante, ma la personalità e l’intelligenza vivace dell’autrice, rendono, a mio avviso, questo libro imperdibile.
Monica Dickens , nata a Londra nel 1915, è nientemeno che la pronipote del celebre scrittore Charles Dickens. Apparteneva dunque a una famiglia medio borghese, e crebbe perciò in un mondo di privilegi e lusso. Ma essendo in un certo senso “una ragazza ribelle”, e, per temperamento – e forse per noia-, non volendosi conformare alle regole della sua famiglia, lavorò come domestica, cuoca e cameriera nelle case di alcuni ricchi borghesi. Nel 1939 pubblicò “Su e giù per le scale”, il suo primo romanzo, basato proprio su queste sue esperienze.
In questo libro, infatti, vengono messe nero su bianco le sue vicissitudini precedenti al matrimonio con un ufficiale della marina Americana che la portò a trasferirsi negli Stati Uniti.
In “Su e giù per le scale”, Monica, ansiosa di entrare nella vita vera, scopre la passione per il lavoro concreto. Si fa assumere da famiglie benestanti, e fingendosi più esperta di quanto sia nella realtà, vive le sue battaglie, fra fornelli, incidenti bizzarri, e padroni scorbutici e decisamente sopra le righe.
La mia opinione.
Bellissimo! L’ho adorato
Lo stile. Il libro ha un po’ lo stile di un memoir, in cui vengono raccontati tutti quegli episodi che fanno da corollario alle quotidiane esperienze lavorative della protagonista. La storia viene narrata in prima persona, cosa che permette di apprezzare ancora meglio lo sguardo ironico e acuto di Monica Dickens. E anche se, sostanzialmente si tratta di una raccolta di aneddoti e ricordi, c’è una tale ricchezza nel resoconto degli eventi, che l’opera non ha niente da invidiare a un romanzo in grande stile.
I personaggi. Monica è straordinaria. E questo libro vi fa capire, come al di là degli esercizi stilistici, delle sperimentazioni narrative, l’intelligenza e l’acume degli autori faccia la differenza. In questo caso la considerazione è ancor più valida, perché autore e protagonista coincidono. E la cosa, credetemi, risulta, assolutamente, un valore aggiunto al racconto. Monica è ironica, sarcastica, goffa e pasticciona, ma sincera e giovane, e con un senso innato per il comico che va oltre il semplice humour inglese. Sotto un’ apparenza a volte pesino svogliata nasconde una sensibilità e una capacità di analisi di persone e situazioni incredibili.
I personaggi secondari sono uno spassoso campionario di umanità: la donna moderna , ma puntigliosa, con l’amante infedele; lo stilista di successo, gretto e taccagno; la giovane coppia con la suocera invadente; e i ricchissimi signori di campagna con residenze affollate di domestici, figli e nipoti. Insomma, sotto lo sguardo attento della protagonista ognuno di loro diventa parte di uno spassoso affresco, completo e interessante, della borghesia inglese degli anni Trenta.
L’ambientazione. Se amate il genere Downton Abbey, troverete non poche somiglianze, con la cuoca e la servitù relegati negli ambienti di servizio. La protagonista si muove fra unto, fumo, odori di cucinato , mentre i campanelli suonano, e i garzoni si avvicendano alla porta. Un mondo separato da quello dei padroni, in cui i compiti stabiliscono la gerarchia.
Perchè leggere questo libro.
È il resoconto impertinente, ma spassoso da morire, di una vita vera, vissuta negli sfavillanti anni Trenta.
è il racconto dettagliato delle esperienze di una donna caparbia, ribelle, che ha provato la fatica per capire meglio se stessa e il mondo intorno a sè.
È l’opera di una scrittrice straordinariamente talentuosa, che condivide con il lettore le sue lotte quotidiane in modo frizzante, spontaneo e familiare.
Citazione
“La memoria è pietosa: conserva più a lungo i particolari di una felicità lontana di quanto non faccia per quelli del dolore. E noi, ingrati, indulgiamo nell’innata passione all’autotortura, mutando i ricordi in rimpianti.”
Post by Sara P.