Se non raccojijijiii, te butto tutto.
Dunque ci risiamo storie di ordinaria follia…
O meglio il capitolo ordine o disordine, come preferite.
I bambini, si sa, non tendono spontaneamente all’ordine, bisogna, diciamo così “pungolarli”, ma giusto un tantino. I nostri adorati figli, ma lo voi lo saprete meglio di me, tendono a lasciare le cose dove le poggiano, senza pensare che magari andrebbero riposte. Mi vengono in mente a tale proposito una serie di garbarti eufemismi per riassumere il concetto: ad esempio, il famoso “ndo magni ca…”
A voi l’arduo compito di completare il motto. A casa mia è così sempre, ogni giorno da quando hanno cominciato a spostare cose autonomamente. Una volta ho perfino trovato dei giochi nella tazza del cesso e a mano li ho dovuti accuratamente rimuovere, onde evitare che l’intera colonna si intasasse. Lasciavano e lasciano i giochi ovunque. Su ogni superficie orizzontale. Su tavoli, letti, sedie, poltrone e divano c’è un tappeto uniforme di giochi e non escludo che quella cosa viola nel frigo sia un giocattolo anzichè la melanzana che ho comprato una settimana fa.
Quindi io che faccio? Urlo, come sempre. Prima li prego con dolcezza di raccogliere le loro cose, tipo fata turchina, poi comincio a cambiare tono, più gutturale direi rauco, tipo vecchio fumatore alcolista e poi vado di polmoni e strillo come se non ci fosse un domani. Quelli, di fronte all’uragano, cominciano a correr da tutte le parti, sguisciano e saltano come salmoni contro corrente , ma di uscirne non se ne parla. Allora ho recentemente deciso di sperimentare una nuova tecnica, quando ormai il limite era superato. Quale limite? La mia dignità. Qualche tempo fa, inconsapevole del pericolo che correvo sono scesa scalza dal divano e sono stata attaccata da un super eroe: Black Panter, credo , mi ha arpionato il piede. Ma io dico, ma una povera crista si può fare infilzare il piede da un macho vestito da gatto, in tutina attillata?
Gli improperi si sono sprecati. Hanno accompagnato il lento scemare del mio dolore con una certa classe. Poi mio figlio T. ha cominciato pure a strillare che mamma gli aveva rotto l’eroe che non avrebbe più sparato certi freschi con cui si caricava un’arma. È stato allora che ho avuto l’illuminazione. Questa fantastica strategia è un caposaldo imprescindibile della routine domestica. È la celeberrima tecnica del “frullo del passero”. “Frullo” da frullare, dialetto per gettare via. Avete capito? Il frullo del passero è una strategia complessa che consiglio solo nei casi più estremi alle madri particolarmente stressate, tipo me. Iniziate con un serio invito a riordinare, poi nel momento in cui faranno finta di non capire entra in gioco il motto.
Ricostruisco per semplicità e praticità un possibile dialogo.
“T. metti a posto”
“Eh?”
“T. ho detto di mettere a posto.”
“Che?”
“Come che? La roba che ha in bocca il cane ed i giochi su cui sta seduto tuo padre .”
“Quale padre?”
È chiaro che siete di fronte ad un tentativo di depistaggio, ma perseverate.
“Devi raccogliere tutto in 5 minuti! “
Ma quanto vi piace questa cosa dei cinque minuti. Peccato che nessuno vi caghi e che alla fine i 5 minuti li fate diventare 10 o 15 per evitare un danno irreparabile alla vostra immagine.
É a questo punto, quando siete tentate di strillare come aquile spennacchiate e le mani vi prudono, che dovete ricorrere alla tecnica del “frullo del passero”, ma con attenzione. Rivolgete ai vostri figli queste semplici parole (useremo un lessico gergale per rendere il dialogo più realistico): “Se non raccojjjiiiii -più “JI” ci mettete più è d’impatto- subito, te butto tutto!”
Il giovane si rotolerà a terra piangendo disperato, agitandosi come un tarantolato e gridando no, ma ovviamente non spostando nemmeno un giocattolo. Voi non cedete è il momento in cui vi state giocando tutto. Guardatelo, intensamente, fate l’occhio del matto e poi avvicinatevi lentamente alla scopa. È allora che capiscono. Improvvisamente il fiume di lacrime si interrompe come se avessero chiuso le dighe e quegli sfaccendati, sciagurati dei vostri figli iniziano a raccogliere.
Io, devo dire la verità, non sono mai arrivata a buttare veramente i giocattoli, non ne avrei cuore. La tecnica per il momento continua a funzionare, ma non so quanto durerà: questa è la preadolescenza !!
Però care mamme potete consolarvi così: vincere la guerra è dura, ma almeno in questa battaglia avete trionfato.
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