Giorni fa, mi è capitato, mentre leggevo, di imbattermi in una bella ed aulica descrizione di paesaggio. Per un momento mi sono lasciata cullare da questa immagine, di colori vivaci e profumi intensi, di sommesso cinguettio degli uccelli. Ma poi ho fatto una serie di riflessioni, di carattere quasi esistenziale. La prima è che ( e non so come funziona a casa vostra) la mia esistenza non è scandita dal delizioso cinguettio degli uccelli. Non so se sia una ben celata metafora dell’esistenza o della fortuna/ sfortuna a me toccata in sorte, ma qui da me ci sono solo cornacchie, ruspe, camion raccolta rifiuti ed attempati centauri su roboanti motociclette a scandire i diversi momenti della giornata. Se poi la giornata è particolarmente ricca di stimoli, si aggiungono a tutto ciò la centrifuga della lavatrice, che fischia, ed il trapano di mio marito (tranquilli non è piccante metafora, ma bricolage estremo), che durante il week end pianta chiodi e stop nella parete per appendere qualsiasi cosa. Detto fra noi, non so se sia un messaggio subliminale, ma ho un gran numero di mensole a casa che sostengono i miei libri conferendo loro un’artistica inclinazione, e di questo sono molto grata al mio coniuge.
In ogni caso, constatata (con mia grande mortificazione) l’assenza di eleganti rumori a casa mia, mi sono domandata quanto questi contino nella nostra quotidiana esistenza.E mi sono risposta tantissimo. I rumori sono per me un elemento imprescindibile, e in quanto tali, spesso mi sfuggono.
Per questa ragione, oggi, mi sento in dovere di condividere con voi il doloroso capitolo “rumori sfuggenti” . E per iniziare, vorrei citare, come primo, il rumore “tecnico”. Il più infido, subdolo e dannoso (per portafogli ed equilibrio mentale). Ad esempio: caricate la lavastoviglie, la avviate e cominciate ad avvertire uno strano rumore. Entrate nel panico, perché non potreste mai sopportare la perdita della lavastoviglie dopo averla riempita, con grande maestria, di ogni cosa fino a farla esplodere. La guardate con dolore e apprensione, gli stessi di una madre che vede il figlio tossire troppo forte. Siete a tal punto travolte dall’onda di panico, che decidete di verificare subito da voi. Così, per scongiurare qualsiasi danno, incautamente la aprite. Ed una cascata di acqua raggiunge i vostri piedi. Perché lo avete fatto? Al contatto con l’acqua il vostro corpo non muterà nelle forme sinuose di un’avvenente sirena. Non avete in casa una foca monaca o un’anatra selvatica che necessiti di uno specchio d’acqua in cui giocare. È stata paura, puro terrore, perché già conoscete il seguito della storia.
Telefonate al tecnico. Lui pronto arriva. Il tecnico della lavastoviglie non è mai quell’adone porno chic che popola le fantasie del 90 % delle donne. Normalmente è un affabile ometto, che ha lo straordinario potere di mettere a tacere la lavastoviglie.Cioè, se la avviate di fronte a lui, non emetterà più alcun rumore. Giurate e rigiurate che fino a 30 minuti prima il rumore della lavastoviglie era assordante. E lo fate per fugare ogni dubbio, per evitare ogni fraintendimento, dal momento che siete consapevoli che gli uomini sanno che “L’idraulico/tecnico popola le fantasie del 90 % delle donne”. Superate l’imbarazzo, garantite che il rumore c’era, e che le foglioline verdi sul davanzale siano di basilico o prezzemolo; poi pagando la chiamata, congedate il prode.
Un altro rumore tecnico che mi ha fatto sudare le pene dell’infermo, ma letteralmente, quest’estate, è stato quello del condizionatore. Dopo qualche ora di funzionamento, soprattutto la notte, emetteva strani rumori. Convinta che fosse il preludio alla catastrofe, ho chiamato il tecnico più volte, ma niente. Al suo arrivo ogni suono sinistro si dissolveva miracolosamente. Convinta a quel punto che la mia fosse una guerra psicologica, ingaggiata contro la subdola macchina, sono scesa in trincea.Ardita e tenace, una notte mi sono arrampicata su una sedia, ho sistemato il cellulare vicino al condizionatore, ed ho avviato la registrazione.La mattina seguente, ho inviato l’audio al tecnico, e poi l’ho chiamato. Al sentire la mia voce squillante e soddisfatta, l’accomodante manutentore ha taciuto imbarazzato e mi ha consigliato di annullare il nostro successivo appuntamento. Insospettita dal tono ambiguo del mio interlocutore, ho riascoltato l’audio. A mente lucida non saprei come definirlo…ma se avete mariti che russano potete capire. Era una cosa a metà strada fra una marmitta scoppiettante, il fischio del fagiano, ed il verso del facocero incazzato. Non ho capito perché mi è venuto in mente di inviare la registrazione senza prima ascoltarla, ma nel dubbio ho ricontrollato le piantine sul davanzale, confermando a me stessa che fosse effettivamente prezzemolo quello sminuzzato la sera prima sui pomodori.
Detto questo, voi capite, che il mondo dei rumori sia quanto mai variegato, popolato di suoni piacevoli e molesti, espressioni di giubilo od ansia.E vi saluto con questa immagine, questa colonna sonora: quella del rombo di stomaco che, nel silenzio assoluto delle sessioni di esame, mi ha accompagnato per 5 anni di università. E dichiaro di esserne assolutamente fiera: innanzi tutto perché non mutò mai in dantesca “tromba di culo”; secondo poi, perché i rumori sono un po’ come gli umori: ognuno ha i suoi.
“I contenuti presenti sul blog “Latteebiscotti” sono di proprietà di “Latteebiscotti”. (Sara Petrolini)
È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma.
È vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dall’autore.
Copyright © 2020 “Latteebiscotti”. Tutti i diritti riservati.”