Abbiamo dedicato questo post alla recensione di “Ogni cosa è illuminata” di Jonathan Safran Foer, un coinvolgente viaggio nel passato che dà nuova luce al presente.
La trama
Un giovane studente ebreo (Jonathan Safran Foer) parte dall’America per raggiungere l’Ucraina. Il suo è un viaggio importante, un viaggio della memoria, perché l’obiettivo dell’avventura è quello di trovare Augustine, la donna che lui pensa abbia salvato suo nonno dai Nazisti. Jonathan contatta la locale Viaggi Tradizione, esperta nel settore, ma non c’è personale disponibile
Il Babbo ha avuto una chiamata telefonica dall’ufficio americano di Viaggi Tradizione. Gli domandavano un pacchetto autista-guida-interprete per un giovane uomo che arrivava a Lutsk […] All’alba del mese di Luglio l’Ucraina doveva celebrare il suo primo compleanno della costituzione […]e perciò tanti sarebbero stati in vacanza per paesi stranieri.
Così vengono reclutati per l’impresa Alexander, il figlio del proprietario, come guida, il nonno di Alexander, affetto da una cecità psicosomatica, come autista ed il cane squinternato del nonno. Viaggiano inscatolati in una macchina fatiscente e minuscola attraverso l’Ucraina alla ricerca di un villaggio, Trachimbrod, e della giovane donna, Augustine. Ma la storia non finisce qui. Perché seguendo un binario parallelo all’avventura contemporanea -comica e farsesca-, viene raccontata la storia di questo villaggio Ucraino e della sua comunità ebraica dal 1700 sino all’arrivo dei Nazisti.
Ma Jonathan riuscirà a trovare quello che cerca? I due binari si incontreranno? La memoria storica che conseguenze avrà sui protagonisti? Leggete il libro per scoprirlo.
La recensione
Voglio cominciare col dire che da tempo non mi capitava di leggere un libro così. Questo romanzo ha la capacità di donare un variopinto arcobaleno di emozioni. Ho pianto e riso, riso e pianto infinite volte. È un racconto che riesce ad essere comico, che conduce il lettore in una dimensione esilarante, di farsa, e poi con poche semplici frasi riesce ad accennare allo strazio, alla sofferenza, che finisci col provare distintamente ed intensamente.
Bello! Tosto! Strano…
Strano perché nella narrazione si alternano due registri diversi. Perché?
Lo so che mi hai chiesto di non cambiare gli sbagli perché hanno un suono buffo, e il buffo è l’unico modo veritiero di raccontare una storia triste.
E questa è la trovata geniale, il tratto distintivo di questo libro! La storia viene narrata, in un certo senso, a due voci. Alexander racconta l’avventura contemporanea in modo improbabile, perché non ha dimestichezza con la lingua con cui è chiamato ad esprimersi. Il risultato è comico.
Jonathan, racconta in modo impeccabile e pulito la storia dello shetl, il piccolo villaggio.
In più Alexander tiene una sorta di corrispondenza con Jonathan. E, se nella cronaca dell’avventura cerca di correggersi come può, nelle lettere, più spontanee, la sua comunicazione diventa una specie di delirio, divertentissimo.
«Non essere perturbato» gli ho detto mentre Sammy Davis Junior Junior dava un pugno al finestrino con la testa. «Questa è solo la cagna del guidatore.» Ho indicato la camicia che lei portava, ma aveva masticato grossa parte di essa, così era scritto solo CAGNA UFFICIOSA. Ho detto: «Lei è degenerata, ma tanto giocherellina»
Oppure
Lui li (i documenti) immagazzinava in una cosa sulla sua cintura. Più tardi mi ha spiegato che si chiama marsupiale, e i marsupiali non sono fighi in America.
Eppure il paradosso ti fa entrare nella storia… Perché Alexander con il suo pessimo linguaggio, con la sua complicata situazione familiare ti tira dentro la vicenda. È impossibile mantenersi distaccati, quando si condivide un sorriso, una risata con un protagonista. Diventa impossibile abbandonarlo…
E poi c’è Jonathan. Quello che lui racconta sul villaggio e la sua piccola comunità -l’annientamento e distruzione operati dai nazisti è commovente. Ma in un modo personale, del tutto particolare. L’autore non insiste mai troppo sui dettagli. Le atrocità si intuiscono, perché noi tutti conosciamo la storia, e quando lui semplicemente accenna, noi immaginiamo il seguito.
Perché leggere questo libro…
Perché è diverso. È bello in un modo originalissimo. Vi fa capire come pensare un libro come un progetto letterario, in cui la bella scrittura sia la priorità, è del tutto inutile.
Per esprimere un sentimento o tanti, vi serve l’autenticità, la spontaneità del pensiero…e credetemi questo libro riesce a raccontare il necessario per farvi divertire o soffrire, senza orpelli.
Superate lo scoglio iniziale della scrittura insolita e il romanzo vi regalerà un mondo di emozioni.
Da leggere assolutamente!
Ps. Penso che per il resto della vita userò l’espressione “cagna degenerata”, detto di quadrupede femmina dai comportamenti bizzarri. Ogni volta che ci penso, rido, ancora…
Post by Sara P.
Autore: Jonathan Safran Foer
Genere: Narrativa
Copertina flessibile: 327 pagine
Editore: Guanda
Lettore: Per chi ama i libri straordinari in modo bizzarro