Oggi dedichiamo un post alla recensione di “Il guardiano della collina dei ciliegi” di Franco Faggiani edito da Fazi Editore.
La trama
Il libro racconta la storia di Shizo Kanakuri, un atleta che partecipò alle Olimpiadi del 1912, quando per la prima volta una delegazione Giapponese fu ammessa ai giochi. A narrare le vicende è lo stesso Shizo, ora anziano, ritornato nel suo villaggio di origine, Tamana, nella prefettura di Kunamoto.
La sua esistenza ormai scorre tranquilla, rasserenata ed allietata da una natura meravigliosa, accesa dai colori vividi e limpidi dei suoi luoghi di origine. Ma non sempre è stato così, perché il protagonista, per tanti anni è stato lontano dal suo villaggio e parte di questi -52 anni- li ha vissuti a Rausu, nell’isola di Hokkaido, combattendo contro inverni gelidi, venti inclementi, solitudine e dolore.
“un altro mondo, con l’oceano gelato per molti mesi e i vulcani intenti a rendere precario ogni giorno che gli dei mi hanno concesso di vivere in quel posto remoto”
Dopo averci raccontato questo nelle prime pagine del libro, il protagonista torna indietro nel tempo e ripercorre col lettore i momenti più importanti della sua vita.
Shizo nasce in un villaggio in cui tutti sono pescatori o soldati. È il figlio di un uomo importante -sacerdote shintoista e funzionario economico imperiale-, e di una donna che gestisce un redditizio commercio di tessuti e spezie. Nasce e cresce, dunque, nel benessere laddove attorno a lui c’è povertà. Ma l’affetto dei suoi genitori è solo un miraggio lontano. Entrambi sono presi e persi nei loro compiti e non c’è spazio per i sentimenti ed i gesti benevoli.
Allora Shizo corre. Nella corsa si sente “libero, unico, leggero, perfino in sintonia con il creato”. La sua è una passione che gli fornisce una via di fuga dalla solitudine e dalla malinconia: riesce a esprimere se stesso e lo fa con un talento straordinario. Shizo è infatti un corridore eccezionale, che unisce la velocità alla resistenza. Così, presto viene notato e selezionato per partecipare alle Olimpiadi di Stoccolma. Ma l’avventura che deve essere per lui epica, si tramuta purtroppo in un fallimento, che condiziona il resto della sua esistenza. In quel lontano 1912, Shizo, scelto dall’imperatore Mutsuhito per rappresentare il Giappone ai giochi, ha un cedimento e non riesce a completare la gara.
Non sopportando il disonore di avere deluso il suo signore, ed i suoi genitori austeri e severi, decide di scomparire. Per anni resta nascosto ad Hokkaido, sulla collina dei ciliegi, dove diventa loro guardiano, loro custode, finché l’incontro con un giornalista curioso gli offre una nuova possibilità…ritrova il coraggio e se stesso, scoprendosi infine pronto a chiudere i conti con il passato.
Recensione.
La storia: Il libro nasce da un delizioso intreccio di storia e fantasia, in cui ogni elemento è in equilibrio perfetto con gli altri. La ricerca sui fatti, luoghi e personaggi sostiene il racconto rendendolo credibile, e sposa in modo armonioso la parte d’invenzione dell’autore.
L’ambientazione. Meravigliosa…Sin dalle prime pagine vi troverete in un mondo nuovo, diverso, in cui la natura ha colori particolari: a Tamana, le giornate splendono delle “tonalità dorate dei fuyugaki, i nostri cachi dolcissimi”, del “verde-oro dei cipressi hinoki” e fiammeggiano con le “foglie incandescenti delle piccole foreste di aceri”; il bosco di ciliegi selvatici -yamazakura- , di Rausu, è un’oasi di una bellezza straordinaria, che rapisce.
“Una grande e densa nuvola compatta di petali ricopriva la collina su ogni versante, avvallamento, ondulazione. Il profumo inebriava l’intera valle. Mi sembrò di essermi librato in volo, tanta era la vertigine che provai.”
È un’immagine vivida e distinta del Giappone, dipinta attraverso la natura ed il suo lento ritmo.
Quando, invece, si parla di fatti o eventi particolari, il racconto è una finestra aperta su un mondo passato: la descrizione del viaggio con la Transiberiana, l’organizzazione delle Olimpiadi – in anni per noi così lontani- mi hanno portato veramente indietro nel tempo.
I personaggi. Il libro è scritto in prima persona ed incentrato sulle vicende ed esperienze del protagonista, che è anche voce narrante. Quindi, la percezione che Shizo ha delle cose e delle persone è un po’ il filo conduttore della storia. Ed allora le descrizioni dei personaggi, sono fatte solo di quei dettagli che risultano interessanti o importanti agli occhi del protagonista. Il loro mondo interiore emerge dai gesti, dagli atteggiamenti, o dalle parole che pronunciano, così come interpretati da Shizo.
“Ma il carattere di entrambi i miei genitori, la mancanza di buoni sentimenti tra loro, i compiti gravosi a cui avevano scelto di sottoporsi avevano finito per scavare tra loro e me un fossato incolmabile.”
E tutto è sempre permeato da un forte senso del dovere, dell’onore.
“Le scelte, più che le imposizioni, prevedono sempre dei compromessi, dei patti che poi vanno rispettati con onore.”
Perché leggere questo libro…
Comincio col dire che questo romanzo mi è piaciuto moltissimo. Io amo i libri garbati; le storie in cui i sentimenti sono profondi, ma sono raccontati in modo delicato. In “Il guardiano della collina dei ciliegi”, ogni emozione vissuta dal protagonista si percepisce veramente, ma per il lettore è un soffio leggero, mai opprimente.
In modo mai banale il libro racconta un’esistenza oppressa dalle aspettative altrui, segnata dai sogni infranti, e dal dolore; narra di come c’è sempre tempo e occasione per ritrovare se stessi, anche dopo le grandi delusioni, anche quando sarebbe più facile fuggire e dimenticare…
“Non è disonorevole fuggire ma lo è rimanere e restare immobili, contemplare invece che agire”
Insomma, siete pronti a questa corsa lunga e faticosa? Certo, perché questo è uno di quei libri che accarezzano il cuore e l’anima e vale la pena tagliare il traguardo.
Veramente molto bello e… DA LEGGERE
Post by Sara P.
Autore: Franco Faggiani
Genere: narrativa contemporanea
Copertina flessibile:230 pag
Editore: Fazi editore
Lettore: Per gli amanti delle storie delicate, ma commoventi
FORMATO CARTACEO