Oggi nel nostro spazio dedicato agli autori esordienti dedichiamo un post alla recensione di “Il Capodanno di Umberto Rose” di Edoardo Piazza.
La Trama
Umberto Rose è un anziano signore, di 73 anni, che vive nel delizioso paese di Tiglio.
“Il nostro protagonista era un uomo esile e di carnagione chiara, con un collo lungo ma le guance stranamente paffute (gli erano rimaste tali sin dalla nascita). Il nero dei suoi capelli non si era tramutato in bianco neanche oltre la settantina, e faceva pari col colore scuro degli occhi.”
È un uomo abitudinario, che vive in una casa cantoniera, gioca a bocce per socializzare anche se non gli piace veramente, e corre anche se ha superato i settanta, perché è una delle poche cose che gli regala un po’ di sollievo da una grande sofferenza. Nell’estate del ’67 Umberto ha perso il suo grande amore, Stefania. La corsa era l’attività che amavano fare insieme e resta per Umberto il filo che lo lega più stretto al ricordo di lei. Ma non è solo la perdita che lo tormenta. Le circostanze della morte di Stefania, non sono mai state veramente chiarite e giustizia non è mai stata fatta.
“Per tutta la vita era stato il guardiano del cimitero. E per tutta la vita aveva accumulato tanta rabbia.”
Eppure a Tiglio, ci sono dei luoghi che sembrano regalargli dei momenti di pace. Uno di questi è il vecchio Museo:
“E soprattutto c’era il Museo Storico, una vecchia polveriera con annessi cannoni e bastioni e tutto quel che si vuole, costruita in pietra grezza e resistente alle intemperie, una grande torta grigio fumo spiaccicata nel panorama. […] E Umberto ci andava volentieri al museo, soprattutto da quando era rimasto solo (ed era rimasto solo a lungo), gradiva ritrovarsi in un’epoca diversa, con l’illusione che tutto potesse ricominciare là dentro.”
Ma il vecchio edificio che Umberto tanto ama è minacciato. Un ricco investitore, Claudio Potenti, ha intenzione di sostituire il Museo con un polo universitario all’avanguardia. Per l’anziano protagonista è una rinuncia alla quale non si può rassegnare e poi c’è di mezzo Potenti…un fantasma che riappare dal passato irrisolto di Umberto. Una serie di eventi, allora, si susseguono rapidi, finché l’insofferenza all’ingiustizia diventa per Umberto insostenibile, insopportabile. E coraggioso chiude il conto con il suo doloroso passato.
La recensione.
L’intreccio. La storia è semplice e lineare. Include qualche flashback, ma non complica eccessivamente il racconto. Viene detto quel che basta a generare e rendere credibili i sentimenti e le ansie di Umberto. Insomma si resta concentrati sul protagonista, come è giusto che sia. Non manca qualche colpo di scena, che dà vivacità alla narrazione, quando tutto sembra filare troppo liscio.
I personaggi. Del protagonista è descritta con cura l’esperienza, l’anima, direi. Si percepisce il dolore, la tristezza e la frustrazione a volte. I personaggi secondari sono definiti e tratteggiati nelle linee essenziali, cioè in ciò che è funzionale alla trama, ma, a mio avviso la scelta funziona, e la cosa non costituisce un limite.
Linguaggio. La prosa in generale è fluida e scorrevole ed è in grado di trasmettere diverse emozioni. In certi momenti, le esperienze di Umberto hanno un che di onirico – i “sogni” ad esempio o le “visioni”-; quando il protagonista interagisce con alcuni degli abitanti di Tiglio, i dialoghi diventano più leggeri e divertenti; e poi quando la vicenda si avvia all’epilogo, la narrazione si tinge di toni più cupi.
Perché leggere questo libro…
“il Capodanno di Umberto Rose” mi è piaciuto molto perché ho seguito e percepito le emozioni e le vicende del protagonista come fossero reali. Ho trovato nella storia una grande cura dei dettagli, che riesce a dare una forma vera, autentica e personale ad Umberto. Insomma, Rose è uno di quei personaggi che non si dimenticano e per questo il libro certamente funziona.
Post by Sara P.