Lorena, ovvero ordine e pulizia – Parte III –

25 Mag 2020 | racconti brevi

La cosa chiara, quando gli amici andavano a trovare Lorena era che fosse necessario muoversi con una certa attenzione, e non metaforicamente parlando.

Lorena era una ragazza dolce e di buon cuore, ma allo stesso tempo era una maniaca del controllo e dell’ordine. Sprimacciava i cuscini ogni volta che si alzava dal divano, puliva il lavandino della cucina ogni volta che sulle superfici si formassero bianche e fastidiose goccioline di calcare.

A casa sua le superfici di metallo dovevano brillare e gli aloni erano banditi da specchi e finestre. Non aveva animali domestici, e solo pochi privilegiati, pochissimi, potevano entrare nel suo appartamento. Lei adorava le sue amiche Chiara e Marta e così un giorno azzardò e le invitò a casa sua per un alcol party. L’idea non fu sua, ovviamente. Non che non avesse voglia di accogliere in casa i suoi affetti più cari, ma spingerla a concretizzare fu un arduo compito per le due. Le ragazze pensavano infatti che se Lorena non fosse presto uscita dal tunnel della pulizia compulsiva, si sarebbe presto trovata a lucidare le lampadine da sola anziché a vivere felice in compagnia. E così un giorno azzardarono. Le proposero l’idea e lei accettò per contraccambiare la loro ospitalità di sempre. Quello che non sapevano era che sarebbe stato un incubo senza fine.

Quella sera, suonarono al citofono con il gomito visto che con le braccia cullavano bottiglie di ogni cosa appena tolte dal frigo.

Allo squillare del campanello Lorena si legò la bandana intorno alla fronte, agguerrita e pronta ad affrontare l’impresa.

Poggiò l’occhio sullo spioncino per verificare l’identità delle ospiti, e poi sfoderando una pezza nascosta nei jeans lo pulì tempestivamente.

Aprì la porta e vide le ragazze, belle, sorridenti, spensierate, ma…con le scarpe!

Un brivido le attraversò il corpo, chiuse in faccia la porta alle amiche, scivolò rapida carponi sul pavimento fino al ripostiglio e tirò fuori il Santo Graal della compulsiva della pulizia: la pattina! Riaprì la porta alle fanciulle sorridente e sollevata per la scongiurata catastrofe. Mostrò loro le confortevoli babbucce. Quelle sgranarono gli occhi stupite, come se qualcuno avesse loro pizzicato il sedere sull’autobus, si guardarono per un momento e si rassegnarono. I momenti che seguirono furono di panico e terrore. Le poverine dovevano togliersi le scarpe facendo attenzione che le bottiglie non cadessero. Quindi tenendole come potevano, se ne stavano in equilibrio su una gamba a turno. Scoprirono in questo frangente di essere molto agili e creative e che piegandosi e contorcendosi secondo necessità, avrebbero potuto fare veramente ogni cosa.

Ma perché poi Lorena non poteva togliere loro dalle braccia almeno una parte delle bottiglie? Perché le lasciava lì sull’uscio e le fissava così? Mentre le amiche si destreggiavano in ammirabili performance circensi, lei si proponeva più alti obiettivi. C’era un nemico più grande da sconfiggere: la condensa sulle bottiglie. Le goccioline scivolando avrebbero potuto creare danni irreparabili al pavimento appena pulito. Bisognava trovare una soluzione ed il prima possibile. Prima in scivolata si ficcò sotto le gambe delle amiche sull’uscio per recuperare le scarpe così che non inciampassero, poi sfoderò l’amato straccetto di prima ed accompagnandole passo passo, rimase così appostata: gambe divaricate e flesse, braccia aperte pronte a carpire ogni singola odiosa gocciolina in caduta. Quelle avanzavano sempre più perplesse con al loro fianco l’amica di un tempo che le seguiva col passo del granchio. Le due sfortunate stordite dalla metamorfosi facevano ogni cosa per raggiungere il bancone della cucina, destreggiandosi fra bottiglie, pattine e l’andirivieni della sconosciuta creatura. Poi una, allo stremo delle forze, chiese a Lorena se potesse finalmente poggiare le bottiglie e Lorena annuì.

Bisognava avere pazienza, lei era fatta così. La ragazza da sempre aveva avuto questa sorta di mania di pulire e sistemare ogni cosa. Da piccola aiutava con piacere la nonna e la mamma nelle faccende. Certo la cosa ha senso e potrebbe sembrare addirittura carina. Ma presto i genitori di Lorena capirono che la ragazza aveva un’attenzione diciamo “esagerata” all’ordine. Quando compì 10 anni accadde uno di questi eventi tragicamente rivelatori. A dieci anni infatti la bambina sentì la vocazione e con grande coraggio ed ardore proibì al padre di sedersi sul divano, finché la tappezzeria non fosse adeguatamente protetta. Il padre, che povero Cristo, aveva appena staccato dal turno di notte e non aveva la forza di ribellarsi, ubbidì alle indicazioni della figlia. Quindi, aspettò che lei diligentemente ricoprisse il divano di carta stagnola, e poi si distese così. Mentre si dimenava fra i fogli di alluminio, che prendevano sempre più la forma del suo corpo, alcuni dubbi su certi aspetti della faccenda cominciarono ad assalirlo. Ma la cosa che si pensa quando i figli a quell’età mostrano delle stranezze e che siano “diversamente creativi”, quindi non volle affliggersi più di tanto e come un salmone al cartoccio rimase lì appisolato a sudare fra la carta stagnola. Così tutta l’adolescenza di Lorena proseguì su questa linea: mentre le amichette scoprivano le proprietà di rossetti, smalti ed ombretti, lei valutava quella di candeggina, smacchianti e disinfettanti.

Quando poi arrivò il momento delle prime uscite coi ragazzi e delle prime esperienze le cose peggiorarono addirittura. In un’epica serata all’aperto in cui uno dei suoi primi fidanzati tentò di approcciarsi in modo più concreto, mostrò quanto competente fosse in termini di ordine e pulizia. Chiese allo sfortunato se i vestiti che aveva addosso fossero quelli del lavoro. Lui con in testa ben altre priorità rispose di no reclinando il sedile, lei a quel punto lo spostò decisa. Tirò fuori un mini spray igienizzante e pulì con cura il sedile su cui prima i due giacevano intrecciati ma vestiti. C’è da dire che fu molto rapida e che la soddisfazione delle pulizia riuscita l’aveva ringalluzzita non poco; ma in lui si assistette ad un drastico calo della libido. Anzi pervaso da un senso di inquietudine di fronte alla naturalezza con cui lei “ripuliva la scena”, temette forse anche per la sua incolumità. Si rimise al posto del guidatore e fece scattare a molla il sedile di lei piegato. E spiegandole che non era quel tipo di ragazzo che approfitta delle fanciulle dopo pochi appuntamenti, sparì per non farsi vedere mai più. Lorena capì che ordine e pulizia non sposano con gli impeti della passione.

Ma l’alcol party dei nostri giorni come si concluse? Marta e Chiara la fecero ubriacare a tal punto che perse ogni freno e vomitò sul pavimento. A mente lucida Lorena pensò che non stava bene ridursi così e perdere il controllo fino a quel punto…. e chiaramente intendeva fino al punto di insozzare il pavimento appena incerato. Non comprese, forse a pieno, il monito e le preoccupazioni delle amiche.

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