“L’ultimo testamento. Stelle e Pianeti.” di David Isaac Orwell

30 Gen 2022 | Fantasy e Fantascienza

Oggi parliamo di “L’ultimo testamento. Stelle e Pianeti.” di David Isaac Orwell, un libro piuttosto particolare, che ho finito di leggere in questi giorni.

La trama

Il libro inizia con il racconto della storia dell’Angelo Azazel. L’Angelo decide insieme ad un gruppo di duecento compagni, i Vigilanti, di scendere sulla Terra. Azazel è mosso dal desiderio di provare quella felicità e quel turbamento sensuale che tanto invidia agli uomini. È stanco del senso di vuoto, che stare in Paradiso gli fa sentire, e non vede altra soluzione, per vincere l’insoddisfazione, che stringere un patto che gli permetta di scendere fra gli esseri umani. Ma Azazel, mescolandosi a loro, finisce con il corromperli, insegnando agli uomini a combattere e alle donne a sedurre. Scatena così l’ira di Dio , che, una notte, invia gli Arcangeli e le sue milizie celesti nel villaggio di Azazel e i Vigilanti per punirli . L’arcangelo Michele e le milizie celesti hanno la meglio e Azazel e i suoi vengono banditi e imprigionati sotto terra, ma non prima che Azazel riesca a salvare suo figlio, Aighel.
Questi non riesce a rassegnarsi al destino stabilito da Dio per suo padre, e brama vendetta. Vuole distruggere e rovesciare il Paradiso, e liberare infine i Vigilanti.
Ma nella sua lotta costante contro il potere di Dio e gli angeli , finirà con l’incontrare un terza entità, che rovescerà gli equilibri e sconvolgerà i suoi piani, costringendolo all’alleanza con vecchi nemici.

La mia opinione.

“L’ultimo testamento” è un libro interessante. Una storia che ha il sapore del fantasy, inserita però in una cornice con richiami a contenuti biblici e rimandi alla Divina Commedia.

Ma vediamo meglio alcuni aspetti del libro.

L’ambientazione. È apprezzabile il frequente cambio di scenario, che alterna il reale e le costruzioni di fantasia dell’autore, come l’ingresso agli Inferi. Mantova è uno dei luoghi principali del libro. Un contesto apparentemente familiare per il lettore, che però si tinge di tinte cupe, grazie agli eventi straordinari che si succedono nella storia. A introdurre l’elemento fantasy nella cornice apparentemente realistica contribuiscono, infatti, oltre che i manufatti di cui si servono i personaggi -artefatti magici dai poteri immensi-, frequenti manifestazioni di poteri e creature sovrannaturali.

I personaggi. Sono ben caratterizzati, coerenti con il tipo di storia e narrazione. L’autore si è impegnato molto nel costruire un mondo in cui le creature sovrannaturali, angeliche o demoniache, si mescolano ai mortali. Questi ultimi inoltre – Grazia e Luca primi fra tutti- hanno un ruolo affatto secondario all’interno della storia. Subiscono un’affascinante metamorfosi, che non solo dà l’idea di personaggi sempre in evoluzione, ma permette un costante sviluppo delle relazioni. E queste relazioni fra i personaggi, a un tratto del racconto, si rovesciano, garantendo la sorpresa necessaria per mantenere viva la curiosità del lettore. Sicuramente fra tutti i personaggi ritratti quelli più affascinanti e con un ruolo più determinante sono Aighel, il figlio di Azazel, determinato spietato e inflessibile; Dalièl, l’angelo guardiano dell’ingresso del Purgatorio; Grazia , la mortale prescelta dal Paradiso; e Luca, l’umano che assorbe i tratti demoniaci di Caronte.

Lo stile. Mi è piaciuta la soluzione della narrazione in prima persona proposta dall’autore. Nel racconto si alternano le voci di Aighel e Luca, narratori e protagonisti dei fatti, che dunque propongono un punto di vista interno. Questo permette al lettore di entrare subito nella dinamica e nell’atmosfera della storia.

Perché leggere questo libro

Credo che questo libro sia l’opera prima dell’autore. È un romanzo pieno di spunti originali e con un buon potenziale. Sicuramente c’è stato un grande lavoro di ricerca dietro la costruzione della trama e, come primo banco di prova, ho trovato il libro un lavoro molto buono. Nel complesso penso che per questo romanzo, come per tante altre pubblicazioni, valga il principio che, se la base è buona, con le dovute limature si può sempre migliorare l’effetto finale.

Post by Sara P.

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