Oggi, nel consueto spazio dedicato a recensioni libri e consigli di lettura, vi parlo di “Le streghe della foresta di Pendle” di Michela Alessandroni edito da @flower-ed
Il libro di circa 110 pagine ci riporta indietro nel tempo, nel 1600, raccontando la storia di due donne – e di alcuni membri delle loro famiglie – che abitavano in un angolo selvaggio del Lancashire.
In questo saggio l’autrice ricostruisce la loro drammatica storia, simile purtroppo a quella di tante altre donne rimaste vittime di una violentissima caccia alle streghe.
E cominciamo a considerare il testo un po’ più nel dettaglio.
Il contesto geografico in cui le tristi vicende narrate hanno luogo ha un ruolo fondamentale.
Siamo nel Lancashire orientale, nella zona del Blackburnshire. La foresta si alterna a una brughiera scura e fredda, i campi coltivati sono pochissimi,e la situazione è ben diversa da quella della fertile campagna del Sud. Nel Lancashire le persone vivono in uno stato di assoluta miseria. L’economia pastorale predomina, ma non è sufficiente a sfamare gli abitanti della zona. Alcuni vivono di accattonaggio, elemosina, lavori saltuari e furti.
Oltre alla povertà e alla violenza contribuiscono a segnare queste terre oscure leggende. Si racconta addirittura che il diavolo abbia lasciato in quell’angolo selvaggio di Inghilterra le sue impronte.
È molto brava l’autrice a ricostruire questo scenario in modo funzionale al racconto: da un lato fa emergere la bellezza e le asperità di questo territorio selvaggio; dall’altro, mostra al lettore come sia il substrato perfetto per fare germogliare storie di stregoneria.
E così veniamo alle protagoniste della storia.
Le principali sono Demdike e Chattox, matriarche di due stirpi di presunte streghe. Le donne, ci dice l’autrice, corrispondono perfettamente all’identikit della strega. Sono anziane e burbere, povere e sconvenienti, svantaggiate e relegate ai margini della società.
E l’autrice ci racconta in modo lucido e appassionante come questo ultimo aspetto in particolare sia di non poco rilievo.
Se è vero che l’utilizzo di rimedi naturali apparteneva alla tradizione popolare è altrettanto vero che vantare poteri che andassero oltre la semplice conoscenza di certe erbe medicinali, regalava possibilità di maggiori guadagni, attraverso il ricatto, le estorsioni, le maledizioni,la rottura di un maleficio. E così alcune donne, bisognose di mezzi di sostentamento sono ansiose e felici di mostrare la loro influenza malvagia anziché ripudiare le loro pericolose facoltà.
Da questa prospettiva “locale” l’autrice trasferisce il racconto in una più ampia cornice storica. Le pagine dedicate a re Giacomo I , le leggi da lui emanate e la feroce caccia alle streghe, infatti permettono meglio di comprendere le implicazioni politiche e religiose di questa cruenta parte della storia inglese.
La stregoneria, che a livello locale è frutto di miseria, maldicenza e rivalità , diventa su scala più ampia il male da sradicare per ottenere un pieno controllo politico e religioso. Insomma, il pretesto per perseguitare dissidenti e avversari o il capro espiatorio per spiegare fallimenti o sfortuna.
Questo approccio all’argomento permette al lettore di avere un quadro completo – oltre che storicamente accurato- dei fatti di Pendle.
E poi, nonostante la ricostruzione sia basata sulla traduzione e analisi delle fonti dell’epoca -resoconti dei processi, pamphlet, trattati- il libro è pienamente fruibile.
Non si tratta di un romanzo, ma di un saggio, che non risulta però mai pedante.
A me è piaciuto veramente molto e faccio i miei complimenti a Michela Alessandroni, per questo libro.
È una lettura perfetta per chi sente il fascino dell’argomento e vuole avvicinarsi ad esso in modo serio.
È un libro adatto a ogni genere di lettore, e imperdibile per gli amanti della storia inglese.
Ringrazio la CE e l’autrice per la copia
Post by Sara P.