Oggi parliamo di “La teoria della carruba. Con brevi accenni a come non ho imparato a cucinare” di Antonietta di Vito, edito da la Bussola.
Il libro è un volumetto veramente delizioso e molto particolare nell’organizzazione dei contenuti.
La trama
Il libro è diviso in sette capitoli, a loro volta articolati in paragrafi in generale molto brevi, in alcuni casi costituiti da poche righe. Si tratta di memorie, riflessioni, a volte annotazioni, che si compongono veloci nella narrazione. I ricordi dei sapori, dei luoghi, degli odori raccontati da una protagonista che è anche io narrante.
Ogni capitolo è perciò a sé stante, ma alla fine del libro, vi apparirà come un tassello importante e necessario a ricomporre un’immagine più completa della narratrice.
La mia opinione.
Comincio con il dire che questa lettura è stata piacevolissima, una vera coccola. Ma vediamo alcuni aspetti più nel dettaglio.
L’ambientazione. L’autrice torna indietro nel tempo, con rapide incursioni nei suoi luoghi di origine. Nel paesino dove è cresciuta, nella casa di famiglia. Nel raccontare questi luoghi il dato reale si fonde alle percezioni soggettive, e così ogni contesto diventa un luogo del cuore.
“Ho passato la mia infanzia in grandi case, popolate e vivaci. Nella casa del grande camino ogni stanza aveva un nome, ed ogni nome una storia, ed ogni storia riprende vita ogni volta che qualcuno entra o esce da quelle stanze della memoria”
I dettagli sono rievocati e descritti sempre con grande dolcezza e una punta di malinconia ispirata dalla consapevolezza del tempo che è passato.
E i ricordi a volte prendono la forma di un confortevole rifugio, a volte quella dell’assenza, della perdita della ritualità, dei gesti, delle camere ormai vuote.
E su questo mondo così intimo e personale si affacciano gli eventi della storia: la vicenda di Aldo Moro, l’apertura dello stabilimento Fiat a Termoli, l’avvento della televisione a colori.
Piccoli e grandi cambiamenti che scandiscono il tempo di una vita comune.
I personaggi. Appaiono e scompaiono come citazioni. Popolano il mondo dei ricordi della narratrice, portando un po’ di nostalgia, ma sempre una sensazione di piacevole calore familiare. La protagonista, poi, si dona al lettore in modo sincero, raccontando se stessa con naturalezza e spontaneità.Vi sembrerà di condividere le pagine del diario di un’amica, e alla fine del libro questa meravigliosa cantastorie con il suo bagaglio di esperienze ed emozioni vi mancherà.
Lo stile. Lirico, poetico. Bellissimo. C’è una cura estrema nella scelta di ogni singola parola, ma nulla risulta mai troppo artificioso o pomposo.
Il libro ha i toni intimi di una confessione personale, e come tale è capace da subito di suscitare una forte empatia.
E i sensi innescano il gioco dei ricordi, i sapori diventano le radici…
Perché leggere questo libro…
Vi piace sedervi con i vostri cari ad ascoltare i racconti di famiglia?
Se sì, questo è il libro per voi.
Ha tutta la forza e la bellezza di un’amabile conversazione, che riporta indietro nel tempo.
Questo libricino è il racconto sentito e intenso di sensazioni ed emozioni vissute.
Regala istantanee di un passato recente, che però nella dolcezza e nell’incanto delle parole ha già assunto la forma dei miti e delle leggende più belle.
Ringrazio Scrittura a Tutto Tondo e l’autrice per la copia in omaggio
Post by Sara P.