Oggi vi parlo di “La città del vento” di Francesco Pulejo pubblicato da Navarra Editore.
Il romanzo, genere giallo, è una lettura veramente molto bella che unisce una trama costruita con grande attenzione al dettaglio a una prosa molto elegante (cosa piuttosto rara nei gialli e nei polizieschi)
La trama.
Nell’Isola c’è la piccola città di S. , una realtà non molto diversa da quelle vicine, in cui le infiltrazioni mafiose e il malaffare sono una variabile imprescindibile: accompagnano ogni attività.
E come altrove, ci sono faide e lotte fra clan per il controllo del territorio. Episodi di delinquenza che normalmente rimangono “gestibili”, cioè di basso profilo.
Le cose però cambiano quando viene assassinato Angelino Riccobono. Riccobono è un avvocato impegnato in processi che coinvolgono pentiti e pericolosi esponenti di Cosa nostra, è un professionista molto noto, un politico. Il suo assassinio è perciò un “delitto eccellente” destinato ad accende i riflettori su S.
Per concludere in fretta l’ indagine, polizia e Carabinieri collaborano, e a dirigere l’orchestra c’è Salvatore Cottone, procuratore della Repubblica. Cottone è un uomo di grande ingegno, equilibrio e competenza, ma la sfida che attende lui e gli altri investigatori è tutt’altro che semplice, perché la criminalità organizzata è solo una parte del problema.
La mia opinione
Comincio con il dire che questo libro mi è piaciuto moltissimo. L’ho trovato “diverso” dagli altri romanzi del genere che ho letto, ma diverso in senso assolutamente positivo.
I personaggi. Francesco Pulejo costruisce un mondo e lo popola di un numero incredibile di personaggi. Ognuno di lavoro fa la sua parte in modo egregio. Ciascun personaggio contribuisce a perfezionare l’ingranaggio, affinché la macchina narrativa funzioni e proceda spedita. È lì per un motivo preciso, fa o dice qualcosa, che aggiunge sfumature preziose alla storia. E così l’autore arriva a dipingere un quadro tanto complesso che all’inizio del volume sono raccolti i nomi – e i relativi “ruoli”- dei personaggi.
Le descrizioni di ciascun personaggio sempre puntuali e precise, originali nell’insistere su certi dettagli della loro fisicità. Ma la cosa che mi è piaciuta di più è il contrasto fra un’ apparenza ostentata (come una sorta di maschera) e la loro vera natura, che l’autore sa indagare.
Il procuratore Cottoneo è un uomo di notevole ingegno, non ama le luci della ribalta, ma ha paura di diventare inutile e invisibile, ora che solo due anni lo separano dalla pensione.
Il sostituto procuratore Di Vincenzo è giovane e sembra troppo gioviale, superficiale, ma invece è un magistrato di buona penna e di grande capacità sul lavoro.
Santacroce, il Commissario, mostra un’apparente tranquillità, rilassata ed esasperante, un’espressione anonima e una certa sciatteria, ma è un grande osservatore, uno che sa ascoltare. È spesso nervoso, e pronto a scoppiare in temibili scatti d’ira.
Lo stile. La doppia natura delle cose è un tratto ricorrente nella storia e non solo nei personaggi: la moralità si piega secondo necessità, la corruzione dilaga ovunque. La realtà è insidiosa e inquietante, ma celata dalla “teatralità” del racconto.
Se da un lato è evidente che l’autore sia del campo (i ruoli sono distribuiti con competenza, l’organizzazione delle indagini e la scena dei primi rilievi sul posto sono sicuramente realistiche), dall’altro, il semplice resoconto tecnico sfuma in una finzione ammaliante. La prosa è ricchissima, poetica, quasi barocca, e così i toni più duri e scabri della realtà sfociano in un’elegante fiction che avvince il lettore.
L’ambientazione. Nonostante la terra di S. sia avvelenata dalla criminalità organizzata, la sua natura resta di una bellezza potente e mozzafiato.
Il vento aggressivo e violento, la luce accecante, gli scogli neri di lava che emergono dal mare intorno, sono parte di un paesaggio evocativo. E l’autore con la sua lirica meravigliosa sa raccontare questa terra sferzata dal caldo e dal sole, dipingendo scorci a volte belli e pittoreschi, altre, angoli pericolosi che comunicano inquietudine.
Perché leggere questo libro.
Questo libro ha in sé:
la solidità del più classico dei gialli;
la ricchezza di dettagli e informazioni che solo una conoscenza profonda della materia può regalare (Francesco Pulejo è un magistrato della direzione distrettuale antimafia della procura della repubblica di Catania);
una prosa ricca e raffinata, con leggero tocco di teatralità, che vi incanterà.
Insomma, cosa altro potrei aggiungere per dirvi che secondo me è un libro da leggere?
Consigliatissimo !!!!
Post by Sara P.
Ringrazio la CE per la copia.