Oggi parliamo di “Il re ai confini del mondo” di Arthur Phillips , un romanzo storico molto bello edito da Fazi Editore.
La trama
Siamo alla Corte della regina Elisabetta e la sovrana è gravemente malata. Sembra che il suo regno stia per giungere drammaticamente al termine, e alla Corte ci si interroga sull’avvento del prossimo sovrano, Giacomo VI di Scozia. Il futuro re è il figlio di Maria, e il timore che i più nutrono, è che il giovane simpatizzi per il cattolicesimo e che sia perciò pronto a vendicare sua madre scatenando una persecuzione contro i protestanti. Incaricato di svolgere le indagini necessarie a scongiurare ogni pericolo è Geoffrey Belloc. Belloc ha bisogno di un uomo, un infiltrato alla Corte di re Giacomo, e non fa fatica a sceglierlo. Il prescelto è il medico Mahmoud Ezzedine, arrivato in Inghilterra nel 1591 durante un’ambasceria turca. Vittima di un raggiro lui stesso Mahmoud diventa un “dono” per la Regina. Da lei ceduto al barone di Moresby -un nobile decaduto-, il povero Ezzedine, dieci anni più tardi, viene di nuovo “regalato”, questa volta a Giorgio e inviato alla sua corte. Il compito del medico turco è quello di scoprire il vero orientamento religioso del futuro re. Ma mille insidie lo aspettano, perché niente è come sembra e occhi e orecchie pericolose sono nascoste dietro ogni angolo.
La mia opinione.
Comincio con il dire che ho trovato questo libro veramente molto bello.
Il romanzo storico è un genere che apprezzo moltissimo e l’epoca descritta ha indiscutibilmente il suo fascino. Il romanzo, però, funziona perfettamente, non solo per la capacità di attrazione dell’ambientazione. Direi piuttosto che sia un ingranaggio ben oliato in cui ogni componente fa la sua parte.
I personaggi. Il dottore Mahmoud Ezzedine, nato a Beirut, è il personaggio forse più bello. Fedele ai suoi principi e rispettoso degli ordini imposti, mostra una dedizione nei confronti del suo sultano che sfocia in una pericolosa ingenuità. Ezzedine fa parte di un gruppo di 14 uomini che accompagna l’ambasciatore turco in Inghilterra, nel 1591. Nonostante la partenza non sia un suo desiderio, si imbarca per l’Inghilterra. Ma la sua lealtà non viene ripagata nel modo che lui spera. Ezzedine ha qualcosa che un potente gli invidia, e l’ambasceria si rivelerà un pretesto per raggirarlo: una trama ordita per trattenerlo in Inghilterra. Nella sua nuova inospitale casa la conoscenza, lo studio, diventano per Ezzedine l’unica ancora di salvezza: gli impediscono di impazzire pensando alla sua vecchia vita perduta. Eppure il desiderio di tornare a casa -per dieci anni soffocato- è destinato a riaffacciarsi alla mente di Ezzedine.
Perché se il medico turco farà ciò che Geoffrey Belloc gli chiede, avrà la sua occasione.
Geoffrey Belloc è una spia al servizio dei protestanti. È un uomo fisicamente imponente, e pericolosamente astuto. Belloc ha assistito, a soli quattro anni, alle violenze perpetrate dai cattolici durante le lotte di religione. Entrato a far parte dei servizi segreti del regno a soli diciassette anni, è un abile macchinatore, un tipo scaltro , interamente votato alla difesa della causa protestante. Belloc vuole essere sicuro che Giacomo non nutra sentimenti filopapali.
Giacomo VI è una figura ambigua. Un uomo di piccola statura, apparentemente debole nel corpo e nelle membra, indeciso e suggestionabile. Sembra sciocco, spesso infantile, ma non è mai tanto ingenuo da permettere a nemici e spie di coglierlo in fallo, o leggere la sua mente per svelare i suoi piani.
L’ambientazione è la bella, grigia e pericolosa Inghilterra di fine 1500. Uno scenario certamente suggestivo e tanto più interessante perché visto attraverso gli occhi di un turco. Mahmoud Ezzedine vede in quella terra per lui nuova povertà, arretratezza e una deprimente mancanza “di promesse in questa vita”. Il regno di Elisabetta è per lui un luogo dal clima umido e freddo in modo intollerabile, una nazione “condannata dal proprio clima alla debolezza, sia nei singoli individui, sia nel loro insieme “.
Insomma con sorpresa, preoccupazione e diffidenza Ezzedine scopre ogni giorno un aspetto nuovo dell’Inghilterra. E tutto pare essere sbagliato: le donne sono mezze nude, il cibo e il sudiciume intollerabili, la mollezza intellettuale e la religione falsamente fervente pericolose.
Gli Inglesi sono “bugiardi e buffoni” spesso e volentieri.
Lo stile. Benché si tratti di un romanzo storico (ambientato fra la fine del 1500 e gli inizi del 1600) , la scrittura é straordinariamente piacevole e scorrevole. I dialoghi e la ricostruzione storica sono in linea con il periodo e sapientemente combinati con una trama sottile. L’intreccio si fonda sugli intrighi di corte, sullo spionaggio, sui giochi di potere, e sui precari equilibri dei governi. Motore dell’indagine, da Spy story, è la lotta di religione fra cattolici e protestanti.
Rievocata dall’autore con attenzione storica, vissuta dai protagonisti in modo personale: con la perplessità del medico turco, che non sempre riesce a capire; con il fanatismo e l’intransigenza di Belloc; con l’ambiguità di Giacomo.
Perché leggere questo libro
Se amate il periodo storico in questione, troverete questa lettura piuttosto intrigante.
Troverete il punto di vista dell’osservatore, il medico turco, molto originale e capace di dare un taglio particolare alla ricostruzione storica.
Se vi piacciono le storie di complotti, tradimenti, spie e delatori, questo è il libro per voi.
Ringrazio la CE per la copia
Post by Sara P.