Oggi parliamo di “Il cavaliere, la morte e il diavolo. 1527: Cellini indaga su un duplice omicidio” di Luigi Pascalis edito da La Lepre Edizioni.
Il libro, un romanzo storico, è una lettura che ho apprezzato moltissimo. Ma parliamone più nel dettaglio.
La trama
Siamo a Roma nel 1527. La città vive le ore tremende del Sacco dei lanzichenecchi di Carlo V.
Mentre Roma è preda della ferocia delle truppe mercenarie, e i più atroci crimini vengono commessi, il Papa, Clemente VII, è al sicuro chiuso a Castel Sant’Angelo.
In questo scenario di morte, tragico e doloroso, un delitto però sembra avere un significato diverso rispetto agli altri…
Il papa ha incaricato Benvenuto Cellini – orafo,musico, scultore e bombardiere della corte pontificia- di recuperare un libro. Cellini con il suo fedele amico, Josè Garcìa, sono costretti ad accettare la missione, che subito si rivela rischiosissima e tutt’altro che semplice: attraversare Roma, sfuggendo agli attacchi dei lanzichenecchi, è quasi impossibile; e il religioso che custodiva il documento non è più in grado di fornire a Cellini ciò che sta cercando. L’uomo è stato barbaramente assassinato insieme alla sua perpetua.
Per riuscire nell’impresa Benvenuto Cellini e il suo amico si devono improvvisare investigatori sulle tracce del pericoloso omicida, sulle tracce del libro dal misterioso contenuto. Ma quali segreti nasconde il testo apparentemente scomparso nel nulla?
La mia opinione.
Ho trovato questo libro molto bello. È un thriller storico veramente ben costruito sia dal punto di vista documentario, che dal punto di vista narrativo. La trama è ricca di colpi di scena e suspense.
I personaggi. Il libro ha due linee narrative. C’è il racconto di ciò che accade dal punto di vista di alcuni tra i lanzichenecchi – Carl, Entgen, Barbara e mastro Latz-; e c’è poi la missione di Benvenuto Cellini, che coinvolge il suo amico Josè, detto Mezzocavallo, e altri personaggi secondari. Il ritratto di Benvenuto Cellini è affascinante: un rosso di capelli indomito e impulsivo, intelligente e perspicace, pieno di talenti. Un bombardiere che è un soldato senza paura, e non sbaglia un colpo. Insomma, avrete l’occasione di conoscere una figura storica affascinante, attraverso un ritratto “romanzato”, che la rende ancora più intrigante. Anche il ritratto di Clemente VII è assai interessante, un papa controverso, un pontefice poco avveduto e affatto concreto:
“Sua Santità preferisce ignorare di essere asserragliato nella tomba di un imperatore romano con troppi preti, troppe monache e troppo pochi soldati. Non vuole sentirsi dire che mancano acqua, viveri e munizioni […]”
E poi ci sono i lanzichenecchi. Per la maggior parte di essi vale l’immagine di mercenari senza scrupoli che, affamati da mesi senza paga, cedono ai più torbidi e bassi istinti durante il Sacco. Solo pochi si distinguono dalla ferocia dei loro compagni. La giovane Entgen, con il suo amato Carl, Barbara, la prostituta di campo, e Mastro Latz, sono gli unici che conservano un po’ di umanità.
L’ambientazione. Bellissima. Nella lettura si alternano il racconto di ciò che accade a Castello, e la cronaca di ciò che avviene nelle strade di Roma. L’autore ha fondato la sua ricostruzione su una solida e approfondita base documentaria. Perciò vi sembrerà di vedere questi luoghi, nella loro veste cinquecentesca. Ma l’autore ricrea mirabilmente anche le atmosfere, che costituiscono uno dei punti di forza di questo libro.
Sono cupe, quasi da noir:
“L’Urbe era stata abbandonata a se stessa. La paura era una piuma nera, portata qua e là dalla stessa robusta brezza che disperdeva le nubi in cielo e svelava a tratti le stelle. La massa scura di Castel Sant’angelo troneggiava nel buio”
Un buio illuminato dai roghi e dalle fiamme che si alzano minacciosi:
“colonne di fumo dritte nell’aria immobile, riflessi d’incendi, strade incise dai bagliori crepitanti delle armi da fuoco. E poi rumori incalzanti di centinaia di zoccoli ferrati, frastuono di carri sui selciati sconnessi, urla barbare, grida disperate”
Lo stile. Quando si raccontano storie come questa non è mai semplice mantenere un giusto equilibrio. Il resoconto delle atrocità commesse dai lanzichenecchi è sicuramente forte, ma l’autore non sconfina mai né nel sadismo, né nei dettagli splatter. Ovviamente, certe episodi vi colpiranno e turberanno, ma per il fatto in sé che siano accaduti, e non perché il racconto risulti morboso. In questo l’autore è stato bravissimo a ricreare le immagini.
Quanto ai dialoghi, devo dire che la scelta lessicale funziona. Ci sono delle formule, alcuni elementi, che richiamano la lingua del tempo, ma sono ben dosati. Gli interventi dei personaggi risultano credibili, ma mai di difficile comprensione o troppo complessi. Il giusto mix di modernità e recupero della lingua cinquecentesca.
Perché leggere questo libro…
Questo romanzo è un libro molto particolare: non si tratta semplicemente di un romanzo storico, ma piuttosto di un thriller storico.
Unisce perciò i punti di forza dei due generi letterari.
Se siete appassionati di quei libri che fondono fiction e ricostruzione storica, questo romanzo vi piacerà.
E se in un racconto amate la tensione del mystery, il brivido del thriller, e le note cupe del noir, non potete perdervi questa storia nella Storia.
“Il cavaliere, la morte e il diavolo. 1527: Cellini indaga su un duplice omicidio” di Luigi Pascalis è un libro che racchiude in sé mille esperienze di lettura diverse e non annoia mai il lettore.
Ringrazio La Lepre Edizioni per la copia
Post by Sara P