Ci sono storie che vale la pena raccontare…
…Dieci, Cento, Mille, Milioni di volte…
E bisogna che le orecchie siano pronte ad ascoltarle,
l’anima e la coscienza pronte ad accoglierle.
“Il cane di Falcone” di Dario Levantino edito da Fazi Editore racconta una di queste storie.
Il romanzo è un libro bellissimo, intenso, doloroso, che ho adorato.
Un libro scritto per ispirare coraggio, per mantenere viva la memoria.
La trama
Un cucciolo di cane, orfano e ferito, viene salvato e accudito da un uomo. L’uomo è Giovanni Falcone e siamo nella Palermo degli anni Ottanta. La città è martoriata, insanguinata dai delitti di mafia, e il magistrato è intenzionato a contrastarla in ogni modo. È in questa cornice che nasce l’amicizia fra il cane Uccio e Falcone. Una storia di affetto, lealtà e coraggio.
Uccio, che viene accolto nell’atrio del tribunale di Palermo, matura un senso di giustizia che lo spinge a odiare Cosa Nostra, a proteggere il suo padrone. E anche quando il legame fra i due sarà spezzato dalla morte del magistrato, il cane, ormai vecchio e malato, continuerà ad amarlo con tutto se stesso, vegliando sulla statua di Falcone fino alla fine, con coraggio e dedizione.
La mia opinione
“Il Cane di Falcone” è un libro delicato, commovente che riesce a raccontare in modo speciale, mai retorico, una storia difficile da narrare. La forza delle idee, il coraggio di lottare.
“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, l’importante è saper convivere con la propria paura e non farsene condizionare. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza”
Lo stile. Il libro è veramente molto particolare. La narrazione è in prima persona, e l’autore immagina che sia Uccio, il cane di Falcone, a raccontare i fatti. Grazie a questo espediente il racconto, pur narrando la vicenda dolorosissima del magistrato, riesce ad assumere a tratti un tono lieve, che fa quasi sorridere. Per l’ingenuità dell’animale, per il suo punto di vista.
Ad esempio parlando del guinzaglio:
“Ma chi aveva inventato quell’aggeggio? Era una gravissima privazione della libertà, sicuramente un complotto contro i cani ordito dalla lobby dei ciclisti.”
L’io narrante ha una semplicità che gli permette di raccontare in modo schietto le cose, e il dramma della realtà è smorzato da elementi quasi fiabeschi.
Tuttavia pagina dopo pagina, Uccio matura una sempre maggiore consapevolezza e le riflessioni si fanno più profonde e dolorose.
“Mi convinsi pure di un’altra verità: non possiamo accorgerci della mafia soltanto quando viene allo scoperto, perchè le cose accadono quando sono già accadute.”
I personaggi. Vengono citate nel libro le figure chiave della lotta a Cosa Nostra negli anni Ottanta. Vengono ricordate le vittime della mafia. In alcune scene appare Borsellino, altro magistrato antimafia ucciso da Cosa Nostra e grande amico di Falcone.
Ma i protagonisti sono loro: Giovanni Falcone e Uccio.
E la loro storia, sottratta al turbinio dei fatti di cronaca, è una vicenda semplice, di amicizia, tenerezza, affetto infinito.
Consolazione, conforto e coraggio ispirato.
Uccio, il cane randagio citato nel libro, è realmente esistito, e ha veramente trascorso la sua vecchiaia ai piedi della statua.
Nel romanzo Uccio, da cucciolo impaurito diventa un cane pronto ad affrontare le sue paure, fino all’ultima prova. Insomma, dimostrerà di aver appreso dal suo padrone la lezione più grande.
Il ritratto di Falcone, come visto dagli occhi adoranti del cane, è dolcissimo, memorabile.
Un uomo che ha negli occhi lo scintillio di chi si commuove per le piccole cose; un naso greco che traduce la determinazione e la testardaggine; un neo solo e appartato su una gota che è segno della solitudine propria di ogni persona d’azione.
“Da questa analisi, sintetizzando, ecco ciò che del giudice Falcone ero riuscito a cogliere in quei mesi di convivenza: lui era un uomo legato alle tradizioni, timido, emotivo, determinato, estroso, solitario.”
Perché leggere questo libro…
Potrei darvi mille buone ragioni per leggere questo libro: la bellezza da un punto di vista stilistico, l’importanza della storia, la forza incredibile dei suoi personaggi.
Però voglio condividere con voi una riflessione.
Il 23 Maggio ricorre l’anniversario della strage di Capaci.
Sono passati trent’anni e quando accadde io ne avevo 14.
Allora delle cose non potevo capirle veramente.
Perciò vi dico soltanto, leggete questo libro per capire, per comprendere!
Conoscerete il coraggio vero, quello di chi sa di non essere, da solo, abbastanza per riuscire nell’impresa, ma tenta comunque fino alla fine.
“-È che a volte…ho paura che noi due non siamo abbastanza…-
-Noi due valiamo cento…-”
Per sconfiggere i propri mostri, per dare giustizia a uno stato intero.
Ringrazio la CE per la copia
Post by Sara P.