Oggi, nel consueto spazio dedicato a recensioni libri e consigli di lettura, vi parlo di un libricino bellissimo, un vero concentrato di emozioni e poesia: “Figlie dell’oro” di Flaminia Colella, pubblicato da La Lepre edizioni.
In queste pagine meravigliose e intense si parla di legami, amore, periodi bui e ricerca della luce, partendo da un libro. Un volume con i bordi ingialliti, consumati dagli anni, del quale è protagonista la poesia di Emily Dickinson.
La trama
Delia lascia in dono un libro alla nipote ventenne, che lo riceverà solo dopo la sua morte. Quel libro la introdurrà nel mondo e nella mente di una delle più illuminate vestali della lirica occidentale, Emily Dickinson. Delia è stata in fin di vita a diciassette anni, ha sposato il medico che l’ha salvata e ha avuto una vita avventurosa. Attraverso quel libro la nipote sperimenta le solitudini, gli impeti, gli amori non convenzionali della nonna e di altre figure femminili. La poesia evoca la vita. Complici le folgorazioni della grande poetessa, tra lei e la nonna avviene “l’incontro dell’oro”, un oro invisibile che rende la vita degna di essere vissuta.
La mia opinione
“«Non so lavorare, non sono capace di fare niente, so solo che devo scrivere» una volta mi ha confessato.
Mi disse: «Tutta l’inadeguatezza che sento vale per questo: dire il tremore che non riesco a vivere, in forma esatta.»”
Le figlie dell’oro è un romanzo che esprime al meglio tutto il potere della scrittura e della lettura.
Ha tutto l’aspetto di un singolare dialogo che ha luogo attraverso i libri.
E che coinvolge tre donne, appartenute a realtà diverse, ma che sono accomunate però dalla stessa capacità di vivere le proprie emozioni senza risparmiarsi: gioia assoluta e sofferenze struggenti.
Le tre donne sono Delia, Serena, ed Emily Dickinson.
Apre il romanzo una breve lettera scritta da Delia alla nipote Serena,prima di morire.
Delia vuole dire a Serena che la sua anima, il suo cuore e il suo amore resteranno per sempre a fianco a lei, anche se non c’è più fisicamente.
Per farlo e per spingere sua nipote a fare ciò che ama decide di lasciarle un libro.
Serena è la voce narrante e cuce insieme, in una trama avvolgente e carica di sentimento e sincera, la sua storia, quella della vita di Delia, e la poesia di Emily Dickinson.
Di sé Serena racconta la forte percezione di ciò che ha intorno, l’amore che le ha tolto il respiro, il tempo trascorso con Delia, del quale sente nostalgia.
Di Delia ricostruisce la vita: la malattia, l’incontro con il marito Carlo, l’amore per la pittura.
Emily Dickinson viene evocata costantemente.
Ogni capitolo è preceduto da un suo piccolo componimento e Serena racconta di sé prendendo spunto dai versi della poetessa.
Cita la Dickinson e ne tratteggia un ritratto estremamente affascinante e profondo, seppure espresso attraverso brevi battute.
E così in modo fluido, malinconico, emozionante, il racconto salta da una donna all’altra, dalla vita e la poesia di Emily che pare una creatura meravigliosa e senza tempo, al passato di Delia, al presente di Serena.
E mentre il lettore sfoglia le pagine percepisce sempre più la splendida sensazione di identità condivisa che matura in Serena, la magia di anime che si riconoscono e si ritrovano in una strana dimensione.
Le figlie dell’oro è un racconto nel quale attraverso i versi affiorano con contorni distinti ricordi ed episodi reali.
E prende forma una realtà sospesa fra arte e vita, che si completano, alimentano, persino sostuiscono…
E insieme a Serena maturerete la consapevolezza che sperimentare il buio, la bellezza delle piccole cose, e ogni sentimento con la forza prorompente di un’esplosione lavica, è vivere con coraggio la propria vita… che sia fra le mura di una stanza, o nel vortice dei tempi moderni.
A me è piaciuto tantissimo e vi consiglio proprio di leggerlo!
Ringrazio la CE per la copia
Post by Sara P.