Il giorno che ho preso per la prima volta la macchina i miei genitori erano tesi come corde di violino. Loro ovviamente non avevano alcun tipo di pregiudizio, temevano solo che l’inesperienza mi esponesse a maggiori pericoli.
Eppure col tempo mi sono resa conto del fatto che la donna che guida viene considerata spesso come un meteorite in attesa di abbattersi. Pensate ai detti che esistono a tale proposito. Il più famoso è ovviamente “donna al volante, pericolo costante”. Che poi sapevate che per lungo tempo il premio assicurativo per le guidatrici è stato più conveniente ? E perchè ? Perchè facciamo meno incidenti!
Ma torniamo all’amara realtà : quale è la percezione che il mondo ha delle donne alla guida? Quale è la verità dietro questo fitto mistero?
Innanzi tutto una donna macina i km che mediamente percorre un tassista nell’orario di punta , in alta stagione se in località turistica.
Cioè state sempre in macchina. Se avete un solo figlio, mi muoverete in una piacevole atmosfera comfort: sempre e comunque in macchina , ma in modalità autista privato. Una serie fitta di appuntamenti a cui presentarsi vi complicheranno non poco le giornate, ma vostro figlio o vostra figlia, come principi dell’abitacolo, in quanto unici passeggeri, non si pesteranno sui sedili posteriori prendendovi a calci la schiena.
Se avete più figli invece il servizio sarà meno rilassante, tipo low cost per pubblico di massa: tempi contratti, poco spazio, confusione e risse per la musica da sentire alla radio. Avrete poi una complessa tabella di marcia come autisti di linee pullman inter regionali. Li porterete a scuola alla stessa ora, ma il pomeriggio usciranno sempre ad orari diversi. Poi avranno attività differenti. Ed una volta accompagnati i pargoli a destinazione pare sia obbligatorio ricordare di andare a prenderli. Quindi su e giù, giù e su.
Quando nella giungla urbana riuscirete finalmente a districarvi impavide, arriverà il momento del parcheggio. In certi quartieri il posteggio è come il Santo Graal: esistono tanti miti sul tema, ma siete convinte di avere poche possibilità di trovarlo. E poi questo sarà solo uno dei tanti parcheggi che vi dovrete guadagnare col sudore nel corso della giornata.
Proverete ad entrare in ogni posto libero: di ogni dimensione ed orientamento, ignorando anche i principi più elementari della fisica che regolano la nozione di spazio. E se la giornata è fortunata troverete lui: il vecchietto col giornale sotto il braccio. Lui, orgoglioso rappresentante di una generosità che è retaggio di un’antica società cavalleresca, si offrirà di aiutarvi nella manovra. Voi ovviamente, perse tra la musica della radio e le grida delle vostre bestioline, non capirete una ceppa, ma lui imperterrito, paladino della viabilità urbana, non mollerà la presa: prima accompagnerà i vostri disperati tentativi con semplici indicazioni “venga, venga” oppure “indietro così”, poi realizzando la difficoltà oggettiva dell’impresa comincerà ad animarsi di una nuova forza sconosciuta, gesticolando e mimando il movimento dello sterzo che gira. E voi? Voi fra l’incudine ed il martello, se avrete un po’ di fortuna entrerete nel primo posteggio della giornata.
Ma non finisce qui. Scaricato figlio numero uno riprenderete la macchina e partirete per la destinazione successiva. E vi potrà capitare di restare imbottigliate nel traffico. Un uomo nel traffico mantiene sempre il suo charme: legge rilassato, o fuma tranquillo. Una donna ferma nel traffico non può tollerare che quei 5 minuti vadano perduti, allora o si trucca o risolve spinose questioni al telefono o pensa al pranzo cena o colazione da fare e alla spesa. Una volta confesso di aver preso l’uscita sbagliata del gra , distratta da certe speculazioni filosofiche sul ruolo della mozzarella nel timballo.
E poi quando le macchine ripartiranno, a seconda del ritardo maturato, si apriranno per voi due scenari.
Il primo è l’arrembaggio: con ansia, rapidità e disperazione vi affiderete ad una guida aggressiva per rimanere nei tempi dettati dalla vostra tabella di marcia.
Il secondo è l’approccio rilassato: tipico di quelle giornate che vengono da notti insonni. Alla guida, fingerete di abbracciare una linea zen, meditativa, ma in realtà siete solo troppo rincoglionite per ricordarvi dove dovete andare.
Insomma la donna alla guida è un’impavida eroina che sfida eventi ed avversità. Ma dietro questo epico ardore si nasconde ogni giorno la stessa profonda riflessione: “ma che palle!!!!!”
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