Oggi, nel consueto spazio dedicato a recensioni libri e consigli di lettura, vi parlo di un romanzo molto particolare, ispirato a una storia vera e dalle pagine dense di eventi ed emozioni:
“Chi ha polvere spara” di Donato Montesano edito da Eretica Edizioni.
Il libro è un bel #romanzo di formazione che si sviluppa come il racconto delle vicissitudini e disavventure vissute dal suo protagonista, Pancrazio Chiruzzi.
La storia ha inizio in Basilicata, a Bernalda, nel 1960, per cambiare poco dopo scenario e continuare nella Torino delle grandi fabbriche.
Il protagonista, Pancrazio -detto Pan-, è un ragazzo del sud che vede la sua vita improvvisamente cambiare.
Dai luoghi dell’infanzia, dove cresce fra i vicoli stretti, la bellezza del mare, e i fuochi d’artificio di suo nonno, è costretto a migrare verso Nord.
Un tragico evento costringe Pan e la sua famiglia ad abbandonare l’amato paese d’origine per andare a confrontarsi con la difficile realtà della grande città.
Pan si scontra con la diffidenza e la discriminazione.
Ed è nel momento in cui il ragazzo sente la rabbia e l’insofferenza per la sua condizione crescere, che fa l’incontro destinato a cambiare la sua vita, Chino.
“Come nasce l’amicizia? Un po’ come l’amore. È questione di chimica. Incontri una persona e ti piace. O magari non ti piace per niente, ti sta antipatica, ma dentro senti una strana attrazione, come se già sapessi che occuperà una parte importante della tua vita.”
La nascita dell’amicizia fra i due dà una nuova direzione alle scelte di Pan.
I ragazzi organizzano una banda di rapinatori e mettono a segno colpi sensazionali in Italia e all’estero.
Puntano sul crimine per riscattare le loro esistenze, ma la strada che hanno scelto è piena di insidie e ogni scelta porta con sé delle conseguenze, soprattutto se si sfida la legge.
“Chi ha polvere spara” è un libro che parla di tante cose.
Della condizione degli emigrati negli anni Sessanta, di amicizia, amore, possibilità negate, occasioni e scelte sbagliate.
L’autore ci racconta tutto ciò con un lessico semplice e chiaro. Sceglie frasi brevi per la maggior parte del racconto e le alterna a dialoghi fitti e rapidi.
Attraverso questi ultimi riesce bene a caratterizzare i suoi personaggi, a mostrarne la psicologia.
Il ritmo della narrazione è a due tempi. Più veloce quando l’azione della banda è in corso, più lento quando arrivano i momenti di riflessione e l’amarezza, i ricordi e la nostalgia.
A me questo libro è piaciuto molto per una serie di motivi, ma il primo fra tutti è sicuramente la capacità dell’autore di caricare i suoi personaggi di “sfumature”. Non ci sono solo buoni o cattivi, ma protagonisti che fanno scelte “cattive” perché la disperazione li spinge in quella direzione.
Insomma, questa storia consente al lettore di osservare la realtà da un punto di vista diverso.
Senza giudizio morale sottolinea come certi comportamenti umani, seppur da evitare, possano sembrare l’unico scappatoia.
E poi sentirete sulla vostra pelle la frustrazione di sentirsi sfruttati e discriminati, in questo racconto emozionante.
Ringrazio l’autore per la copia.
Post by Sara P.