Piccoli Drammi

17 Ott 2020 | Caro diario


Devo dire, che, per motivi a me sconosciuti, è inevitabile che, con il passare degli anni, si sviluppi un certo senso drammatico, una percezione particolarmente tragica delle cose.
Quello che è successo negli ultimi giorni, mi ha portato a questa riflessione. Ho avuto, infatti, la fortuna di assistere ad una serie di episodi che mi hanno incredibilmente illuminato.
La prima cosa che ho notato è che, a partire da una certa età, ogni conversazione inizia con una sorta di necrologio mimato in modo più o meno creativo.
Così, talvolta, l’incipit delle telefonate fra mia mamma e le zie suona così: «ma sai chi è morto?»
E dall’altro capo del telefono un sospiro profondo preannuncia il seguito della conversazione.
«No chi?»
«Sesto!»
«Sesto!» ripete l’altra.
Inizialmente, una profonda tristezza vi assale: condividete il dolore con i congiunti di Sesto e con il mondo intero per averlo perduto.
Poi onestamente vi dite: «Ma chi è Sesto?»
È vero che appartenete ad un’altra generazione rispetto ai vostri genitori, ma di questo Sesto, non avete mai sentito parlare. Allora se, casualmente, state ascoltando la conversazione chiedete: «Mamma, ma chi è Ses…» e non finite nemmeno di pronunciare il nome, perché il vostro istinto già vi dice che avete commesso un fatale errore. Capirete in 15 minuti di non avere un semplice albero genealogico, ma che il vostro sistema di antenati assomiglia alla pianta infestante attorcigliata intorno all’edera che avvolge l’albero genealogico di qualsiasi altra normale famiglia.
«Come, non ti ricordi di Sesto?» e a questa domanda vi sentite drammaticamente inadeguati per diverse ragioni: 1. Siete delle creature basse ed insensibili che non conoscono il valore della famiglia: avete già dimenticato il povero Sesto; 2. forse la memoria vi sta abbondonando? “magari ho visto Sesto la scorsa settimana e già ho dimenticato”, vi domandate preoccupati e vedete cupe nubi di dimenticanza e rincoglionimento addensarsi sulla vostra testa. Si comincia così non rammentando più Sesto e poi è una parabola discendente, che vi farà sprofondare nell’oblio. All’inizio dimenticherete i nomi di tutti; poi farete fatica a riconoscere i vostri congiunti: scambierete vostro figlio per l’elettricista e vostra figlia di 8 anni per l’impiegata delle poste. Un brivido vi assale e siete pronti a gettarvi in ginocchio piangendo e volgendo le mani al cielo in un momento di disperazione: “Perché a me?”.
Ma poi, arriva la spiegazione: «Ma come chi è Sesto? Il cugino della Lisetta che era amica della zia Rosella, la sorella del tuo bisnonno…» ed il vostro cervello continua “Abram, figlio di Terach e fratello di Nacor e Aran” …e già capite che questo dramma avrà proporzioni bibliche. Quindi annuite, simulando consapevolezza e restate a sentire il seguito.

Vi preparate così ad ascoltare il dramma vissuto dal povero Sesto prima della dipartita e carpite queste informazioni:

  • Sesto aveva 97 anni,
  • era in perfetta salute,
  • fumava come un turco
  • usava certe pastiglie prescritte, legalmente, dal suo medico di famiglia in un mix che ne fece un nuovo tipo di droga da immettere sul mercato
  • Sesto aveva una relazione con la sua badante 40 anni più giovane.


Quindi che pensate? Che le cattive abitudine stiano uccidendo “I Migliori” e che Sesto sia morto prematuramente per un abuso sfrenato di sesso, alcol e droghe.
Come commentare? Non so chi cavolo sia Sesto, ma è stato un grande. Siete orgogliosi di lui: è come avere una parentela con Mick Jagger… e alla fine il sentimento tragico vi abbandona per un momento.
A risprofondarvi poco dopo nel vortice della tristezza, sopraggiungerà presto una nuova lacrimosa storia. E se avete fratelli o sorelle che vivono all’estero capirete. Tutto inizia così: «Quest’anno tuo fratello a Natale, non può venire….»
«Oh Signore, ma che è successo?»
«Non può venire» arriva la criptica conferma
«Ha problemi di lavoro?»
«No, ma hanno interrotto le comunicazioni».
Cercate allora di fare mente locale: il vostro congiunto non è in uno scenario di guerra, e quindi non è probabile che abbiano fatto saltare ponti e ferrovie; a quanto sapete poi nessuno l’ha mai chiamato, Orso grigio, Falco Rosso o Jonny bravo, e nemmeno sergente, quindi non è sul set di un remake di Platoon.
“Forse gli hanno solo cancellato il volo”pensate, e allora ammettete «Non ho capito».
«Quest’anno ci sono problemi con gli spostamenti»
Dal tono di voce, basso, triste, costernato, siete indotti a credere che la terra abbia inghiottito l’aeroporto, o che un terremoto abbia buttato giù la torre di controllo. Insomma una roba tipo “catastrofi legate alla faglia di Sant’Andrea.
Rassegnati , domandate «allora resterà solo a Natale?»
Tristezza, dramma, tragedia.
«No, il Natale lo passerà con la nuova ragazza».
Ed a quel punto capite che non si tratta della faglia di Sant’ Andrea, ma di quella di Santa Iolanda.
E che potete dire? Siete travolti, sconquassati dal dolore atroce che provate pensando a Sesto che fino all’età di 97 anni se l’è goduta senza freni e senza inibizioni; dalla tristezza che provate pensando a vostro fratello, da solo per una settimana con la sua dolce metà, senza famiglia, immerso in uno scenario da cartolina. Ed è allora che decidete di farvi coraggio e vi dite: “bisogna essere forti! Per compensare i piccoli drammi di ogni giorno, bisogna tenersi strette le piccole gioie”
Ad esempio? La gioia travolgente, che ora mi fa quasi svenire, quando penso che a Natale sono sempre tutti a casa mia; quando realizzo che io, canticchiando inni natalizi e imprecazioni, passo ore a cucinare entusiasta. Tanta fortuna e felicità…e, dico con un certo orgoglio, uno straordinario talento nel rivisitare (in versione VM 18) i classici della canzone.

Ps: volevo scrivere un testo appropriato per “L’inno alla gioia”, ma non sono mai riuscita: è troppo bello e mi fa piangere sempre, già dalle prime note….In fondo sono “diversamente sensibile”.

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