Fino a qualche anno fa potevo vantare un’intelligenza vivace e brillante come uno sciame di lucciole festose, ma devo ammettere che ultimamente le cose sono decisamente cambiate. Non so se una porzione significativa dei miei neuroni abbia costituito una comunità autonoma che non dialoga con gli altri, se siano in prepensionamento, o ammutinati per questioni sindacali, ma vero è che mi sono decisamente rincoglionita. Me ne sono accorta da una serie di non trascurabili dettagli.
La prima spia che denota una certa difficoltà di concentrazione è la frequenza con cui utilizzo la parola “coso/cosa” in una stessa frase. Ad esempio ieri mia figlia più piccola mi ha chiesto dove fossero andati il padre ed il fratello appena usciti ed io le ho risposto che erano andati “dal coso a fare quella cosa“.
Potreste ragionevolmente credere che la bambina abbia reagito cercando di fare chiarezza ed invece no. Sul suo volto si è dipinta l’espressione della diffidenza. Così ho cercato di porre rimedio. Ho letto da qualche parte che se avete problemi a ricordare qualcosa, per mettere in comunicazione i due emisferi del vostro cervello basta muovere rapidamente gli occhi da destra a sinistra, per un paio di volte. Ecco, la confusione linguistica unita allo scatto frenetico degli occhi deve aver colpito non poco la bambina che ad un tratto con un tono compassionevole ha replicato : “Non ti preoccupare mamma”.
Il secondo segnale che denota una certa perdita di concentrazione è la capacità che avete di ascoltare e comprendere i discorsi altrui. Io ho patito negli ultimi anni un drastico abbattimento della mia soglia di attenzione. Così, quando ad esempio mia suocera o mia madre iniziano i loro dettagliatissimi racconti ad un certo punto la mia mente si perde, vedo le pecore saltare lo steccato , mi addormento con gli occhi aperti ed annuisco senza capire… Ma del resto ci sono pure delle difficoltà oggettive. La prima, e non me ne vorranno per questo, è che tendono a ripetere spesso lo stesso concetto ed io finisco con l’assentarmi. La seconda è che disseminano le nostre conversazioni di false piste, quindi è complicato investigare il significato dei loro racconti. Tipo, se uno ti dice mentre sei all’apice del rincoglionimento : “Ho visto quel film famoso dove c’è l’attore, quello là con la barba, che ha recitato nella serie ambientata in una città straniera”, ci può pure stare che non comprendiate un’emerita minchia.
La terza problematica sono i lapsus. Io ad esempio ho detto ieri ad un gruppo di turisti che Roma nel I secolo d. C. era già un’efficiente Necropoli. Dagli sguardi basiti ho intuito che urgeva immediata correzione in Metropoli, altrimenti la mia suggestiva ricostruzione storica sarebbe presto mutata in un horror di serie B.
Non parliamo poi della difficoltà a ricordare le cose da fare o comprare. Io ormai scrivo ogni cosa, ma poi c’è il problema che mi devo ricordare dove ho scritto l’ultima stesura della lista della spesa e di portarla con me.
E poi da ultimo c’è il capitolo onomastica. Cioè si inizia col chiamare tutto e tutti con un nome che arditamente definirei “proprio generico“. Il mio preferito è Alice. Io chiamo Alice ogni cosa di genere femminile : oggetti, persone, animali e luoghi. Ma è solo il primo step.
Normalmente, nella fase più avanzata di questo processo ci si ritrova a produrre un lungo, lunghissimo elenco di nomi, prima di arrivare a quello giusto. Così sono tutti citati e contenti e non si offende la bambina chiamandola col nome del cane e viceversa. A tale proposito mi ricordo della mia adorata nonnina che prima di arrivare a me, Sara, inanellava una serie di perle preziose: “Raimo’, Stefa’, Rose’, Sara”.
Io mi sentivo allora come una contessa fregiata di più titoli, ma era confusione e non nobiltà.
Detto questo, concludo questa storia con due osservazioni :
la prima è che bisogna guardarsi bene dal deridere quelli rintronati come campane, perché prima o poi anche la nostra testolina farà Din Don.
La seconda è che avrei tanto voluto aggiungere un altro punto a questa storia, ma al momento ho scarsa capacità di concentrazione ed ho dimenticato che cosa dovevo scrivere.
Ma pazienza, sarà per la prossima volta…. Sempre sperando che i neuroni migrati rincasino presto.
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