Come sopravvivere alla mancanza di sonno? Questo è ormai un quesito che da diversi mesi mi pongo. Perché, sappiatelo, io credo fermamente che solo i supereroi e gli dei possano restare lucidi senza aver dormito almeno 5 ore. Dunque se avete mai incrociato il classico passeggero addormentato sul treno o sull’autobus ed avete ridacchiato spavaldi, sappiate che potrebbe succedere anche a voi. Potreste addormentarvi al cinema, sul treno, al pub, ovunque. A me è successo perfino a tavola, qualche anno fa e sono finita con la faccia nel piatto di pasta al pesto. Stavo ancora a casa dai miei e certo, mia madre, che potrebbe testimoniare a tale proposito, rimase un poco perplessa. Anche io allora fui molto stupita: mi meravigliai in particolare della straordinaria consistenza del pesto in scatola, che quando si rapprende si rimuove difficilmente dai capelli. Ma procediamo con ordine. Non è sempre stato così. Certo non sono mai stata una nottambula, ma le mie uscite serali, con cena, cinema, o pub, me le sono sempre concesse senza problemi. Recentemente però la mia soglia di resistenza si è tragicamente ridotta.
È difficile capire il perché. Forse lo stress del lavoro, i figli, la famiglia, lo studio e tante altre cose o forse gli ormoni (per inciso ho notato che ogni volta che non c’è una spiegazione plausibile ad un fenomeno si ricorre all’imprescindibile : “sarà un problema di ormoni”). Tuttavia, è tragicamente vero che non ho capacità di resistenza. Eppure , ogni tanto mi pongo alti traguardi, ad esempio il film delle 21.30. Quando decido che, considerato il valore della pellicola, dovrei rimane in piedi, comincio al mattino con il training autogeno. Mi dico: “ce la posso fare”, “ho proprio bisogno di fare qualcosa di diverso”, “mi ci vuole un programma televisivo in cui non ci siano inquietanti criceti che cantano ad acuti assordanti”. Ed allora coraggiosa ed entusiasta mi preparo psicologicamente, mi pregusto il momento, e magari compro pure le noccioline e qualcosa da bere. Poi arriva l’ora X: le 20.30. A quell’ora, se considerate che i miei figli si svegliano regolarmente alle 6.00 del mattino ogni giorno, sono già 14 ore e mezza che sono sveglia. Comincio allora a sentire il peso di ogni singolo minuto sulle palpebre, o meglio su una palpebra. Quindi un occhio comincia a chiudersi e l’asimmetria dello sguardo comincia a tradire una drastica diminuzione di attenzione. In più alle 20.30 parte normalmente quella che io e mio marito chiamiamo “la mattanza”. Non ha a che fare col tonno, ma con i nostri adorati tesori. È risaputo che i bambini quando sono stanchi si innervosiscono, espressione che potrebbe essere in taluni casi un eufemismo. I miei, se molto stanchi, diventano forastici come il più selvaggio dei felini: ringhiano, si rincorrono ed urlano. A quel punto io non capisco più niente, li invito a prepararsi per la notte e mi metto seduta in attesa. In quel momento comincio ad “oscillare”. Mi spiego meglio: ma voi avete mai incrociato sul treno o sull’autobus Il classico viaggiatore esausto? Intendo quello addormentato che lascia ondeggiare la testa assecondando i moti del mezzo, cioè a volte a destra e sinistra, a volte avanti ed indietro; quello che, ignorando quanto imposto da elementari standard igienico sanitari o consuetudini della buona creanza si appoggia inconsapevolmente su ogni superficie: vetri putridi, spalliere luride o spalla di sconosciuto; quello che sbava , tanto è rilassato, e mostra il caratteristico rigoletto su un lato della bocca? Mai incrociato? Ebbene, dalle 20.30, mentre i bimbi si azzuffano, io inizio il viaggio sul mio treno ideale del sonno, facendo ondeggiare la testa e e restando con un solo occhio aperto in attesa che i bambini raggiungano il loro lettuccio. Quando finalmente questo traguardo è stato raggiunto, sono più o meno le 21.00. Ho ancora 30 minuti, quindi preparo tutto, mi metto semidistesa sul divano e comincio una piacevole conversazione con mio marito, o meglio, lui comincia, io ascolto. La seconda palpebra comincia però a cedere rovinosamente….e? E alla prima musichetta di introduzione perdo la cognizione del tempo e delle cose e mi abbiocco.
E che posso dire a questo punto? Due cose:
1.domani porterò un cuscino per quel poveraccio che dorme tutte le mattine seduto sul treno: si vede che ha visto il film delle 21.20 e sta recuperando;
2. Dovrebbero introdurre una forma di “letargo” riconosciuto” dalla legge che faccia riprendere gli stressati come me dall’insonnia da ansia per crisi economica, riscaldamento globale, problematiche sociali, figli che urlano e cani dei vicini che abbaiano. Ma mica mi servirebbe tanto: una settimana di letargo pagato dallo stato, con bonus baby sitter.
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