Dolori domestici

7 Nov 2020 | Caro diario

Ragionavo l’altro giorno, con la mia cara amica F., su quanto siano frequenti gli incidenti domestici, su come le scale di casa siano insidiose come una spiaggia minata e gli spigoli di finestre, porte e sportelli somiglino a cecchini in agguato.

Per me poi la situazione è ancora più drammatica perché sono naturalmente goffa. Inciampo con grossa facilità anche su terreni pianeggianti in modo sfacciato, sto in bilico su metro e autobus pure quando sono fermi, e batto ancora la testa al tettuccio della macchina quando entro lato guidatore.

Certo ho imparato a conoscere me stessa ed a gestire con eleganza i miei limiti. Ad esempio mi ricordo di una fantastica gita al castello con mio marito.  Eravamo ancora fidanzati.  Distratta dalla poesia del momento non vidi una rete arancione da cantiere, che delimitava una zona di lavori.  Un mio piedino si impigliò in un ben celato orifizio della rete, e persi l’equilibrio. Destreggiandomi in leggiadri passi di danza, mi tirai dietro l’intera recinzione, e mi ritrovai così, semidistesa a terra ed avviluppata nel vistoso drappo, come una sinuosa ed ammaliante sirena (perché all’epoca ero ancora molto avvenente) pescata per sbaglio. Ma questo è solo un episodio. E purtroppo nel corso del tempo si sono susseguiti capitomboli e scivoloni, e non metaforicamente parlando, da sola o in compagnia.  Allora nel mio caso in particolare, potreste pensare che rimanere fra le rassicuranti mura domestiche sia l’opzione migliore. E invece no, e per dimostrare la fondatezza di questa affermazione riporto di seguito uno scioccante trittico di incontri/scontro.

1. Si dice spesso che la donna sia multitasking e mentre telefona possa fare qualsiasi cosa. Verissimo! Ma attenzione agli sportelli.  Se la conversazione vi assorbe in modo particolare,  vi raccomando di aprire solo cassetti. A me è capitato più di una volta di aprire l’anta del pensile standoci ferma impalata davanti. L’ho fatto con la forza e la sicurezza dettate dall’esperienza e così ho prodotto l’arte. Quale? Quella di Picasso. Una sottile linea blu a dividere in due zone asimmetriche la faccia. Due settori sfalsati in cui un occhiaccio nero ed uno sereno e pittato dialogano in modo post-espressionista.

2. Al secondo posto di questa dolorosa classifica metterei l’alluce distratto. Sapendo che i mobili di casa mia, mi sono ostili, normalmente ai piedi porto scarpe da cantiere anziché ciabatte.  Ma c’è sempre quel momento.  Quello in cui siete a piedi nudi, godendovi la piacevole sensazione di libertà (per i piedi gonfi e non per torbide pratiche feticiste) e scatta l’allarme.  I casi possibili sono tanti: è arrivata la telefonata della vita, vostra figlia urla “ho fatto”, il soffritto brucia, o il corriere citofona (e se non rispondete il vostro pacco finirà in un deposito accessibile solo dopo un pellegrinaggio di 78ore). Vi precipitate giù dal divano/ letto, come agili gattone, ma non avete artigli a disposizione. Ci sono solo le vostre dita dei piedi e quello sfortunato alluce, che appena libero già si incolla il primo stipite incontrato.  Non c’è arte qui, c’è solo un dolore acuto che vi fa cantare ad alta voce tutte le festività religiose segnate sul calendario.

3.Al terzo posto, ma sempre sul podio, sistemerei le scottature.  Ed in questo campo devo dire che ho trasgredito alla grande: ho infranto ogni convenzione. Ma la guerra l’ho dichiarata al forno.  Non ho capito se quando ci ficco la mano dentro per prendere le teglie è lui che si restringe, o è la mia mano che si ingigantisce, ma lo spazio non è mai sufficiente per uscirne incolume. Struscio sempre e comunque da qualche parte, e anche se mi infilo un guanto da cucina anni ‘20 (cioè elegantemente avvolgente fino al gomito), il metallo rovente trova pelle da cuocere. Friggo puzzando come un pollo e starnazzo come un’oca ,ma niente.  E poi in agguato ci sono pentole che ho appena tolto dal fuoco, ma non me lo ricordo.  Manici erroneamente esposti alla fiamma che fondono.

Ed allora già da questo ridottissimo elenco capirete che è essenziale essere sempre vigli ed attente. Insomma a tutti voi che pensate che casa vostra sia un porto sicuro, ricordatevi: siete nel bel mezzo di una guerra psicologica e quelli che vi sembrano alleati sono nemici in agguato. La porta aspetta il vostro malleolo, la spalliera del letto il ginocchio, il cassetto difettoso il dito da schiacciare.  Ma ce la farete. Perché? Perché ogni giorno sopravvivete ai mezzi di trasporto, a clienti e colleghi sul posto di lavoro, a spesa, compiti dei bambini, pulizie e a quel fottuto ferro da stiro. 

Allora a voi che avete appena aperto la porta e state rincasando, ricordate: il pericolo è il nostro mestiere!

E “donne (ma pure uomini), è arrivato l’arrotino”!  Ma, per l’amor del cielo, lasciate stare: già state incasinate così senza coltelli affilati nel cassetto.

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