Agatha Mary Clarissa Miller nacque a Torquai, località balneare del Devonshire nel 1890 come terza figlia di Frederick Alvah Miller, un ricco agente di cambio americano, e della moglie Clara Miller di origine britannica. Il padre di Agatha era un uomo benestante e simpatico, sembra di capire dall’autobiografia della Christie , ma forse un po’ troppo amante dell’ozio; la madre una donna assolutamente piacevole, ma, pare, decisamente incline ad abbandonarsi ad un romanticismo difficile da gestire, eppure amata ed idolatrata dalla figlia. E probabilmente fu anche questa sensibilità di Clara ad ispirare alcuni aspetti della scrittura di Agatha, una delle più grandi autrici di sempre: infatti la giovane Agatha non andò mai a scuola, ma fu proprio la mamma insieme a certe governanti ad occuparsi dell’educazione e dell’istruzione della figlia. Comunque fatta eccezione per questo particolare, la Christie ebbe una vita del tutto in linea con quella delle giovani dell’epoca: non si può dire che fosse assente dalla vita sociale del Devonshire, perché come si conveniva alle ragazze della gioventù bene, dell’alta borghesia, partecipò a balli ed eventi ed ebbe pure un discreto numero di flirt e storie romantiche, finché nel 1914 accettò la proposta che doveva fare la differenza, quella di Archie Christie, un affascinante ufficiale di aviazione.
Dunque fino ad un certo punto la vita di Agatha non sembrò molto diversa da quella di tante altre donne dell’epoca; però poi quando iniziò a cimentarsi nella scrittura ci fu la svolta, quella che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e quella di noi lettori di gialli.
Tutto cominciò quando la sorella maggiore, Madge , iniziò a consigliarle di scrivere. Fu un suggerimento che rimase inascoltato per un paio d’anni, fino a quando Agatha trovò un impiego in un ospedale come infermiera non retribuita, ed entrando per la prima volta in contatto con farmaci, veleni ed intrugli cominciò a maturare l’idea di scrivere veramente un giallo. Lei del resto era un’ammiratrice di Sir Conan Doyle e del suo Sherlock Holmes e la prospettiva era quantomeno affascinante. Dunque la prima cosa che risulta evidente già da questi pochi accenni è che il suo fu un talento autentico, non preparato in modo sistematico con un’istruzione rigorosa e tradizionale e neppure ispirato da necessità di guadagno. Del resto ce lo dice lei stessa quando nella sua autobiografia ci parla di un impulso creativo che in lei si manifestava come la consuetudine a scrivere; una piacevole abitudine che la distraeva dalla routine. E questa pratica a pensarci bene fu piuttosto assidua e sempre coltivata con passione se Agatha arrivò a scrivere quasi due libri l’anno ed a vendere milioni e milioni di copie. Fu solo negli anni trenta che si accorse che scrivere potesse essere un mestiere, una fonte di guadagni molto sostanziosi. Lei stessa riferisce: “ Mi dicevo: mi piacerebbe abbattere la serra e costruire una loggia. Quanto verrà a costarmi? Una volta risposto a questa domanda, mi sedevo alla macchina da scrivere , pensavo e ripensavo.”
Ma quando ancora l’idea di un così incredibile ritorno economico era lontana, questa signora, borghese, apparentemente anonima partorì ben due dei detective più famosi di sempre: Hercules Poirot per primo e poi l’adorabile Miss Marple, ma non solo loro. Soltanto parlando di Poirot arriviamo a circa 40 titoli tradotti in Italiano, ma la cara Miss Marple non è da meno e poi ovviamente c’è Dieci Piccoli Indiani e molto altro.
Allora vista la mole di questa produzione letteraria, la prima tentazione potrebbe essere quella di pensare che il grande successo dipenda dal gran numero di opere scritte: vendere anche poche copie di ciascuna, basterebbe già ad un’enorme diffusione dei libri di Agatha Christie. Ma non è questo. La cara Agatha dà dipendenza. Non c’è nei suoi libri quel malsano compiacimento ad insistere su dettagli che rendano la trama macabra e truculenta oppure oscura al lettore. Cioè i fatti ed i personaggi non sono mai troppo complessi, le descrizioni mai troppo lunghe; mentre invece i dialoghi risultano sempre semplici e diretti. Cioè? Cioè i suoi enigmi non sono banali, ma non sono inaccessibili ed il pubblico che la può apprezzare diventa sempre più vasto. In una parola è “efficace”, cioè funziona, senza cedere al superfluo. E sono queste letture quelle che a a volte ci appassionano di più. E poi bisogna aggiungere che i suoi detective sono eccezionali, pieni di personalità, primo fra tutti il piccolo e buffo ometto belga chiamato Poirot. Un funzionario di polizia in pensione, maniaco dell’ordine, abitudinario ed a volte presuntuoso che la penna di Agatha diede alla luce nel 1915 nella sua prima opera pubblicata però solo 5 anni più tardi e non con grandissimo ritorno economico. Era stata solo colpa dell’inesperienza di Agatha che firmò un contratto molto svantaggioso. Non era stata un’esperienza fortunata e le cose negli anni successivi peggiorarono addirittura: sua madre che tanto amava morì ed a questa perdita si unì l’abbandono da parte del primo marito che l’aveva lasciata per un’altra. Continuò, allora, a rifugiarsi nella scrittura , ma non con la serenità di prima. Fatta questa premessa, che cosa vi aspettereste da una convenzionale signora inglese? Un periodo buio senza fine. Ed invece no. Dopo due o tre anni si riprese ed iniziò una nuova vita con la curiosità di sempre. Viaggiò sull’Orient Express, esperienza che le ispirò il famoso Assassinio sull’Oriente Express, che pare fu scritto in parte nella stanza 411 del Pera Palas di Istanbul che la ospitò nell’ultimo tratto del viaggio; visitò la Mesopotamia e conobbe “sul campo” il suo secondo marito Max Mallowan, un archeologo di 14 anni più giovane che sposò nel 1930. Fu proprio negli anni trenta che venne alla luce nell’immaginazione della scrittrice l’indomita e diffidente vecchietta , Miss Marple tanto abile a sferruzzare quanto a risolvere oscuri misteri. Negli anni che seguirono la penna di Agatha non ebbe mai sosta dalle proprie fatiche: la scrittrice accompagnava il marito nei suoi viaggi e campagne archeologiche e nel contempo scriveva le sue storie. Assorbiva tutte le suggestioni più intriganti restituendole al suo pubblico nei romanzi che andava pubblicando e così trasportò con sé il lettore in un’atmosfera nuova esotica e misteriosa, quella di Assassinio sul Nilo o La domatrice.
Insomma se pensate ad Agatha Christie come ad una noiosa ed attempata signora borghese, leggete le sue opere e vi ricrederete: non è superata, non è antiquata. Invece la sua capacità di scrivere con la lucidità della semplicità rende i suoi romanzi molto moderni e la verità è che il sole sull’ Oriente Express o Sul Nilo non tramonta mai.
Poirot morì nel Dicembre del 1975 nella sua ultima avventura e poche settimane più tardi la sua creatrice lo seguì, il 12 gennaio 1975: con Sipario le luci si spegnevano sulla Christie e sul suo compagno di sempre, il buffo e baffuto poliziotto belga.