5 capi d’abbigliamento necessari nell’Epoca Regency.

22 Giu 2021 | Libri e dintorni

Se spesso vi chiedete quali fossero i must della moda inglese di Epoca Regency, questo approfondimento è la lettura per voi. Approfittando del Blog Tour dedicato a “Un cucchiaio intagliato” di Jayne Davis, edito da Vintage Editore, ve ne raccontiamo cinque, sempre prendendo spunto da alcuni passi del romanzo.

Cit. “Si sistemò la cuffia sul capo e annodò un fiocco per poi allacciare la mantellina”
1. La cuffietta. Che vi stiate gustando una bella serie tv, un film, oppure le pagine emozionanti di un romance ambientato in Epoca Regency e Vittoriana, troverete che le affascinanti protagoniste femminili non mancano di sfoggiare cappelli e cuffiette. Insomma, il copricapo è un must dell’abbigliamento femminile e le donne , di solito, all’aperto o in pubblico, ne sfoggiano uno a completare il loro elegante outfit. Uno dei tipi di copricapo più diffusi è la cuffietta. La funzione della cuffietta è essenzialmente pratica: quella di raccogliere e proteggere i capelli per un fatto igienico; o dare una gradevole protezione dal freddo nel caso si tratti di una cuffietta da notte usata in casa, in un gelido inverno inglese. Per questo la cuffietta nelle sue forme più semplici e meno elaborate è una prerogativa delle donne impegnate nelle attività domestiche delle signorine di età più matura, o delle donne sposate. Eppure nel caso dei modelli più raffinati, la distinzione fra cappello e cuffietta – quanto ad uso – non è così netta. Esistono cuffie per uscire, dal design elegante e raffinato che possono essere indossate in pubblico. Si tratta di modelli realizzati in stoffe pregiate (persino la seta) e decorati con estrema attenzione, abbelliti con fiori secchi, stoffa e piume. Queste cuffiette sono normalmente munite di un nastro per legarle sotto il collo, e possono essere arricchite da una falda di paglia, o essere realizzate interamente in questo materiale, se concepite come copricapo per una piacevole gita.

Cit. “Megan o Ellie possono darti una mano con il busto o i bottoni”
2. Il corsetto. Per quanto l’idea di un corsetto stretto da stringhe, lacci e bottoni, possa apparire ai nostri occhi come una fastidiosa costrizione, pare che questo sacrificio fosse necessario per modellare le forme del corpo e perfino per correggere la postura delle signore. Il corsetto infatti viene stretto intorno al corpo in modo da sollevare il seno, segnare il punto vita, e appiattire l’addome. In epoca Regency il corsetto non arriva ai fianchi, dal momento che spesso il punto vita non è segnato dagli abiti; ma con l’avvento dell’epoca vittoriana e la sua moda, si affaccia una nuova necessità di modellare la silhouette delle donne, e così i corsetti tornano impietosi a stringere il corpo femminile, diventando ancora più lunghi – scendevano fino ai fianchi – e più rigidi. E allora pensate alle scene di certi film in costume, in cui vedete giovani signore che faticano a respirare, e solerti assistenti pronte ad allentare i legacci… Vi suona familiare? Certo, e allora considerate pure come l’assistenza di una domestica fosse in un certo senso necessaria per liberare le signore dai corsetti più elaborati, allacciati sulla schiena con lacci e bottoni….

Cit. “Indossava un paio di stivaletti che sembravano di pelle, ma non troppo robusti.”
3. Gli stivaletti. Per quanto, ovviamente, le giovani delle classi sociali più elevate avessero a disposizione un’ ampia scelta di calzature, è evidente che non solo il fattore estetico fosse alla base di una tale varietà. Certo, le signore più ricche ed eleganti avevano a disposizione décolleté flat ,scarpe da ballo, scarpette, pantofole con tacco basso dalle stoffe delicate preziose o morbido capretto, dai ricami elaborati e raffinati (spesso un fiocco o un bocciolo di rosa), ma la necessità pratica costringeva le signore a non disdegnare in certe occasioni il cuoio duro. È ovvio, altresì, che se riflettiamo sulle condizioni delle strade nel 1800 in generale, e in particolare, su quelle delle vie di campagna attorno alle tenute, pare sensato che il criterio di scelta della scarpa fosse la resistenza e non l’eleganza. Pensate a quei meravigliosi sentieri di brughiera che le eroine della letteratura dell’800 impavide attraversano; o richiamate alla mente certi viottoli fangosi lungo ripide scogliere. Era effettivamente necessario munirsi di scarpe solide e resistenti. E allora, accanto ai modelli più fini di calzatura, sappiate che ne esistevano alcuni pensati per le passeggiate delle signore. Il mezzo stivale, ad esempio, era indossato inizialmente solo per l’esterno, ma successivamente fu indossato dalle donne alla moda per l’abbigliamento generale. Così si passò dal cuoio duro degli stivali da lavoro alla pelle colorata o al tessuto. In breve tempo gli stivali divennero così comuni che furono realizzati anche stivali da sposa e stivali da ballo, belli , ma che certamente non riuscivano a tenere all’asciutto il piede delle signore, e necessitavano riparazioni continue, rovinati spesso dall’umidità dei prati e dei sentieri.

Cit. “I suoi vestiti di mussolina sarebbero potuti essere troppo sottili.”
4. Il vestito bianco. Nell’epoca Regency, le stoffe preferite per gli abiti erano solitamente chiare, leggere e sottili, come la mussola, la batista -un tipo di tessuto molto fine, trasparente e leggero realizzato in lino ad armatura tela- o la seta, però molto costosa. Sebbene le mussole fossero meno costose delle sete, i tessuti bianchi fini e spesso ricamati risultavano comunque non accessibili ai più. E seppure la mussola fosse più facile da lavare rispetto alla seta, indossarla richiedeva grande accortezza. I vestiti bianchi dovevano mostrarsi e restare sempre immacolati, perciò richiedevano una grande attenzione e comportavano frequenti cambi d’abito. Possederne, allora, era un segno distintivo di status, che solitamente veniva ostentato nelle occasioni speciali e in pubblico. Gli abiti bianchi , venivano infatti preferiti per la sera, mentre di giorno si indossavano abiti colorati, ma dalle tinte delicate e pastello. L’utilizzo di queste stoffe, non era del tutto agevole per le signore che oltre che del candore delle stoffe, dovevano preoccuparsi delle aderenze e della leggerezza delle vesti. E allora ai fantastici abiti in mussola bianca veniva abbinata una biancheria color carne, le cui linee rimanevano nascoste sotto l’abito, e in grado di riscaldare, come l’intimo caldo chiamato pantalone, o talvolta le sottovesti di stoffe più pesanti.

Cit. “Indossava un abito bianco con uno spencer di lana blu che si intonava con i suoi occhi”
5. Lo spencer nasce come capo di abbigliamento maschile alla fine del 1700. Per gli uomini lo spencer era un soprabito a maniche lunghe, non molto lungo, sovrapposto al cappotto con la coda. Presto fu elaborata una versione femminile, che da un lato aveva la funzione estetica di aggiungere una nota di colore agli abiti indossati, dall’altro la funzione pratica di riscaldare le signore, che vestivano con stoffe eleganti, ma leggere e sottili , come la mussola. Lo spencer femminile somigliava molto ad un attuale scalda spalle tagliato sul davanti all’altezza del punto vita o al di sopra di esso. Nei modelli femminili lo spencer cercava di riprendere la linea ed il colore dell’abito indossato, come parte integrante dell’outfit da impiegare all’aperto (in questo caso realizzato in lana o stoffe più pesanti), o all’interno, abbinato all’abito da sera e spesso realizzato in seta.

Continueremo a parlare dell’epoca Regency e di questo bellissimo libro su Latte & Biscotti, ma intanto potete continuare a viaggiare nell’Epoca Regency, seguendo gli altri approfondimenti del Blog Tour.

Post by Sara P.

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