Oggi vi parlo di un libro molto bello che ho da poco concluso: Le Lupe di Pompei di Elodie Harper edito da Fazi Editore.
Il libro è da oggi in libreria e senza ombra di dubbio posso dirvi di andare a procurarvi immediatamente la vostra copia se…
-Amate le storie tutte al femminile
-Vi appassionate di fronte ai racconti coraggiosi, a volte disperati, di riscatto, lotta per la libertà
-Avete un debole per i romanzi di ambientazione storica in generale, in particolare per il mondo antico.
Ma scendiamo un po’ più nel dettaglio.
La trama
Il romanzo racconta le tristi vicende di alcune donne, schiave costrette a servire come lupae (cioè prostitute) in uno squallido postribolo di Pompei. Alcune sono nate già schiave, altre lo sono diventate per povertà, o perché rapite o perché vittime di sfortunate vicende.
Tutte sono al servizio di Felicio, un uomo senza scrupoli, un liberto che si arricchisce sfruttando loro e una losca attività di prestito di denaro a interesse.
Felicio è un individuo violento che incute timore. Ma fra le sue ragazze c’è anche Amara. E lei è disposta a vincere ogni paura, a tentare ogni strada per recuperare la propria libertà.
La mia opinione
Comincio con il dire che ero curiosissima di leggere questo libro. Da archeologa ho letto classici, saggi, monografie e articoli sulla società romana e sulla condizione della donna, ma raramente romanzi. E questo mi è piaciuto molto.
Non propone una versione edulcorata o una visione idealizzata del mondo romano, ma ben ricostruisce la condizione di chi da schiavo vive nei bassifondi di una città romana.
I personaggi. I ritratti femminili dipinti dall’autrice sono veramente molto belli. Vi affezionerete a queste sfortunate protagoniste, e in ogni singola pagina farete il tifo per tutte loro.
Il personaggio più carismatico è senza dubbio Amara, una giovane schiava greca, figlia di un dottore, che a causa della situazione di indigenza della sua famiglia, viene venduta prima come ancella e infine approda al postribolo di Felicio. Amara è colta, intelligente, libera nell’anima, ed è pronta a tutto per sfuggire alla sua misera condizione.
Intorno a lei ci sono donne che hanno sofferto e soffrono grandi dolori: la giovane e bella Didone, una ragazza dolce e fragile; la materna e affettuosa Cressa; la sfacciata Vittoria; Berenice sempre innamorata; e, ultima arrivata, la silenziosa e monumentale Britanna. Nonostante le rivalità e le difficoltà quotidiane le donne sviluppano tra loro un forte legame, che finisce con il coinvolgere anche il lettore in una silenziosa complicità.
Diversi sono gli uomini. Fatta eccezione per pochi personaggi positivi, i protagonisti maschili della storia sono perlopiù figure che si distinguono per crudeltà, facilità alla violenza e l’ossessione di prevaricare e controllare le donne. Alcuni hanno un passato tanto triste quanto quello delle donne, ma ciò li ha a tal punto induriti, che hanno dimenticato ogni tenerezza e senso di pietà.
L’ambientazione. L’antica Pompei. In alcuni passi – quelli che descrivono festività o banchetti da facoltosi anfitrioni- rivivrete il fulgore e la bellezza dell’antica città. La maggior parte del racconto, però, ha come scenario i bassifondi della città: i vicoli bui e sporchi in prossimità del lupanare, le tabernae squallide, e le stanzette anguste in cui le lupae esercitano la loro professione.
La ricostruzione dei luoghi è molto intrigante: l’autrice cita graffiti e iscrizioni, descrive decorazioni, allestimenti, persino mosaici e pitture degli ambienti visitati dalle ragazze, e restituisce così un’immagine assolutamente credibile e ricca di atmosfera.
Lo stile. Questo è l’aspetto più complesso da commentare. L’ho trovato perfettamente in linea con il contesto e le situazioni descritte dall’autrice. C’è una certa crudezza nella descrizione di alcune scene o in certi dialoghi, ma a mio avviso funziona. Al di là della descrizione della violenza, va ricordato che la sessualità nella cultura romana è vista in modo che si discosta molto dalla nostra attuale visione. Va poi detto che gli schiavi e le schiave sono considerati alla stregua di oggetti dai romani, e che normalmente non c’è sensibilità a mitigare i rapporti coi loro padroni. Io perciò definirei l’approccio dell’autrice giustamente realistico. Quanto al registro linguistico è un buon tentativo di tradurre il parlare comune in certi contesti.
Una versione più cruda di espressioni e concetti che pure potrete trovare in Marziale, Giovenale e Catullo.
Perché leggere questo libro
Era tanto che aspettavo di leggere un romanzo ambientato nel mondo romano, che sapesse ricreare queste sfumature più cupe e ridare vita al mondo dei dimenticati dalla storia ufficiale, della gente dei bassifondi.
Per me è promosso a pieni voti
Mi è piaciuto tantissimo e aspetto con ansia il seguito.
Ringrazio la CE per la copia
Post by Sara P.